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sabato 24 gennaio 2009

Lo scippo del contratto


Dopo il vertice sulla crisi a Palazzo Chigi, sul tavolo tra governo e parti sociali era arrivato il dossier sulla riforma dei contratti con un ordine di scuderia condiviso con Cisl e Uil: chiudere presto, e senza la Cgil, la riforma degli assetti contrattuali. Come fare? presentando da parte del governo un testo "prendere o lasciare", immodificabile, sul quale la Cgil aveva già da tempo espresso la sua contrarietà.
Una breve sospensione tecnica, per integrare e mettere a punto un documento unico valido e condivisibile sia per il settore pubblico che per quello privato, come indicato dal ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, e il negoziato è scivolato via come l'olio. D'altra parte le prove generali erano state fatte da tempo a palazzo Grazioli nell'incontro segreto del governo con Bonanni e Angeletti. Così, il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, esprime entusiasmo sostenendo che la riforma del modello contrattuale "è un obiettivo storico inseguito per tanti anni, un accordo di grande valore politico, economico ma anche contrattuale". Per il numero uno della Cgil, invece, restano valide invece le critiche già espresse sulle linee guida presentate a suo tempo da Confindustria.
"L'accordo per la riforma degli assetti contrattuali ha una portata storica, non solo perché sostituisce le intese sottoscritte il 23 luglio 1993, dopo una lunga e defatigante negoziazione, ma soprattutto perché sostituisce per la prima volta il tradizionale approccio conflittuale nel sistema di relazioni industriali con quello cooperativo". Afferma in una nota il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. "L'accordo quadro infatti - spiega il ministro - promuove lo spostamento del cuore della contrattazione dal livello nazionale alla dimensione aziendale e territoriale ove, anche grazie alla detassazione del salario di produttività, le parti sono naturalmente portate a condividere obiettivi e risultati".
Inoltre, l'accordo quadro firmato questa sera a Palazzo Chigi prevede due novità: 1) i contratti avranno durata triennale tanto per la parte economica che normativa; 2) scompare l'inflazione programmata che verrà sostituita dall'Ipca (indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l'Italia), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati. L'elaborazione della previsione sarà affidata ad un soggetto terzo.
"Spiace constatare che la Cgil non è - dice ancora Sacconi - allo stato del suo dibattito interno, in grado di convergere con le altre organizzazioni sindacali su comuni obiettivi di modernizzazione".
Secca la controreplica di Epifani: "Il Governo, che non riesce a dare una risposta sugli ammortizzatori sociali, non mette in atto un sostegno a consumi, famiglie e imprese, non ha uno straccio di idea di politica industriale e non redistribuisce risorse fiscali ai pensionati e lavoratori dipendenti, ha forzato in direzione di un accordo che sapeva non avrebbe trovato l'accordo della Cgil. Ci è stato presentato stasera, integrato con la parte relativa al pubblico impiego che non si conosceva. Era un prendere o lasciare e la Cgil non era d'accordo". "Non sono contento, il Paese ha bisogno di unità ma non si può chiedere coraggio a quelli che lo hanno avuto e hanno pagato i prezzi più grandi, non si può chiedere responsabilità quando non si è responsabili di fronte alla portata di questa crisi. Preferiamo - ha sottolineato Epifani - mantenere una linea di rigore e serietà, bisogna dare risposte vere alla crisi per difendere i diritti e la dignità".

C.R., 22 gennaio 2009, 21:05

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