FILCTEM-CGIL

Benvenuti nel sito ufficiale della FILCTEM-CGIL dedicato al comparto chimico e farmaceutico della provincia di Catania. Questo blog è un prodotto amatoriale, non è una testata giornalistica né un prodotto editoriale; ad esso non può essere applicato l'art. 5 della legge 8 Febbraio 1948 n. 47 né, tantomeno, l’art. 1 comma 3, legge 7 Marzo 2001 n. 62, poiché l'aggiornamento dei testi non ha periodicità regolare. Questo sito è espressione ufficiale della FILCTEM CGIL di Catania ed è curato da un apposito Comitato di Redazione in accordo alle linee politiche della Segreteria Provinciale.

lunedì 22 febbraio 2010

Comunicato ai lavoratori

Le scriventi OO SS si dichiarano in aperto contrasto con la politica aziendale che reiteratamente e con forme sempre diverse, attua una riorganizzazione priva di progettualità, tra l’altro non dichiarata sulla base di un Piano Industriale ed attuata in modo unilaterale.
Su questo le scriventi OO SS si erano espresse in modo chiaro nell’incontro avuto con l’Azienda all’Ufficio Provinciale del Lavoro, in cui ribadirono che nessun trasferimento debba essere effettuato in assenza di un chiaro e trasparente Piano Industriale, condiviso tra le parti.
Riteniamo, così come abbiamo già fatto svariate volte, che sia assolutamente necessario un tavolo nazionale alla presenza di Pfizer in cui affrontare seriamente le problematiche del sito.
FILCTEM-CGIL, FEMCA-CISL e UILCEM-UIL, protestiamo fermamente contro l’assenza dell’Azienda che non si relaziona più con le OO SS.
Le scriventi Segreterie Provinciali, denunciano la disdetta di fatto da parte dell’Azienda dell’Accordo sui 72 mesi, fatta unilateralmente, determinando così l’espulsione di tanti lavoratori precari che avendo superato 48 mesi di anzianità non sono più presenti all’interno dello stabilimento. Per questo dichiariamo che l’Azienda debba assumersi tutte le proprie responsabilità.
FILCTEM, FEMCA e UILCEM, pur manifestando solidarietà ai lavoratori che protesteranno il 23 febbraio, non condividono la piattaforma della protesta che invece di unire i lavoratori, li divide.
Domani 23//02 si terrà una riunione di CGIL, CISL e UIL che coinvolgerà le Segreterie Territoriali di categoria, le Segreterie Confederali e le Segreterie Nazionali, nell’ottica di instaurare un Tavolo Nazionale con Pfizer per discutere del Piano Industriale e quindi del futuro dello Stabilimento di Catania.


LE SCRIVENTI OO SS, quindi annunciano che faranno ricorso a forme di lotta che riguarderanno TUTTI i lavoratori del sito di Catania.



Le Segreterie Provinciali

domenica 14 febbraio 2010

Primo congresso provinciale della FILCTEM-CGIL di Catania

Venerdì 19 e sabato 20, presso l'Hotel Principe di Via Alessi a Catania, si terrà il primo congresso della FILCTEM di Catania.


mercoledì 10 febbraio 2010

Precisazioni sull'aricolo apparso sul Giornale di Sicilia del 9 febbraio

Nota di Giovanni Romeo
Di seguito riportiamo l'articolo apparso sul Giornale di Sicilia di giorno 5. L'articolo si basa sul comunicato stampa pubblicato su questo blog lunedì scorso e su un'intervista telefonica al sottoscritto. Tuttavia alcune cose significative non risultano corrette. La prima è il riferimento al CCNL. A tal riguardo, come abbiamo più volte affermato e ribadito, l'accordo sui tempi determinati non costituisce una deroga al CCNL (Art. 3) ma alla legge sui 36 mesi. In particolare, la legge è stato derogato l'art. 1 della legge 247/2007. Vale la pena di ricordare che tale deroga è resa possibile dal legislatore. Il DL 112/2008, infatti, consente deroghe al termine dei 36 mesi per i contratti a tempo determinato sulla base di accordi territoriali con le organizzazioni sindacali. Quindi l'affermazione del sottoscritto è stata male interpretata dalla giornalista (cosa comprensibile, vista la complessità dell'argomento).
Nell'articolo, inoltre, mi viene attribuita la seguente affermazione:"noi siamo per la stabilizzazione ma in questa situazione di difficoltà è meglio rinnovare contratti precari che non rinnovari affatto". Anche in questo caso c'è stato un problema interpretativo. La mia affermazione era stata diversa: ho detto che vista la situazione, nel corso del 2009 sono stati assunti molti lavoratori che senza il nostro accordo non sarebbero stati richiamati dall'azienda per superamento dei 36 mesi di anzianità.

Al di la dell'aricolo in questione, ritengo utile sottolineare alcune cose. La prima è la seguente: sebbene l'azienda abbia sospeso l'accordo a causa della modifica introdotta dal nuovo CCNL, noi ribadiamo che tale motivazione sia pretestuosa. La relazione dell'Ispettorato del Lavoro, infatti, sottolinea chiaramente che la deroga posta in atto dall'accordo riguarda solo la legge e non il CCNL. Noi ribadiamo che l'azienda quindi deve mantenere l'impegno siglato con l'accordo in questione e se non dovesse farlo, così come non lo sta facendo, noi consideremo tale atteggiamento una recessione di fatto dell'accordo da parte dell'azienda. Se la Direzione non dovesse tornare sui propi passi, quindi, potremmo ritenere decaduto l'accordo in quanto disatteso da una delle parti stipulanti ovvero la Wyeth.

lunedì 8 febbraio 2010

Da AstraZeneca a Pfizer una raffica di tagli

Il settore della farmaceutica alle prese con la crisi. Dalla AstraZeneca alla Pfizer i colossi delle medicine stanno mettendo a punto alle ristrutturazioni, la cui onda lunga arriva in Italia, dove si trovano le filiali delle multinazionali del farmaco. Il produttore americano del Viagra ha acquistato nei giorni scorsi la concorrente Wyeth per 68 miliardi di dollari, operazione che comporterà però un taglio di 19 mila posti. Disastrose le ultime trimestrali delle due società americane e molti i brevetti di farmaci in scadenza. L'operazione, che il sapore di un'alleanza scaccia-crisi, darà vita a un colosso del settore farmaceutico con un fatturato di circa 75 miliardi, una quota del 10% del mercato biofarmaceutico Usa e del 12% di quello europeo. Le aree terapeutiche saranno cardiovascolare, oncologia, salute della donna, sistema nervoso centrale e malattie infettive. Pfizer ha comunicato uno scivolone del 90% dell'utile netto nel quarto trimestre a 266 milioni verso un anno prima. Pfizer è presente in Italia dal 1955 con tre stabilimenti, ad Ascoli Piceno, Latina e Pisticci. Wyeth Italia ha circa 2 mila addetti, il 60% dei quali impiegato negli stabilimenti di Aprilia e Catania. La casa farmaceutica Astrazeneca inoltre ha annunciato un piano che prevede già il taglio dell'11% della forza lavoro: si tratta di 10.400 posti di lavoro, 8 mila dei quali potrebbero essere tagliati già entro il 2010. Anche qui come per i colleghi americani, il motivo risiede nei dati tirmestrali e previsioni di vendita inferiori alle attese. La Novartis di Siena, azienda del colosso svizzero produttrice del vaccino per l'influenza AH1N1, ha aperto a metà gennaio la procedura di mobilità per 24 addetti, venti informatori scientifici del farmaco (su 27 totali) e quattro lavoratori dell'area commerciale. I vertici della società sono disponibili a trattare sui 10 milioni di vaccino ordinate dal governo italiano e non ancora consegnate. R.EC.
05/02

Anno 2010, la fuga delle multinazionali

ITALIA addio. Le multinazionali se ne vanno o minacciano di farlo: solo nelle ultime settimane ci sono stati gli annunci di chiusure da parte dell'Alcoa, il colosso americano dell'alluminio, e della Glaxo, grande impresa britannica della farmaceutica. L'una con impianti in Sardegna e a Porto Marghera, l'altra con il centro di ricerca a Verona: circa tremila posti a rischio considerando anche l'indotto. Un terremoto ha colpito l'industria mondiale e le scosse sono arrivare anche da noi. C'è un processo globale di riorganizzazione della produzione e le multinazionali (anche la Fiat lo è) sono le prime a potersi muovere scegliendo i nuovi luoghi dove impiantare le fabbriche, spostandosi sui mercati emergenti, sfruttando tutte le possibili opportunità per ridurre i costi.Non c'è un solo motivo per cui si decide di andarsene. L'Alcoa ha denunciato un eccessivo costo dell'energia, la Fiat dice che a Termini Imerese si produce in perdita (mille euro per ciascuna vettura), la Glaxo non farà più ricerca nel settore delle neuroscienze quindi deve chiudere in Veneto (500 addetti più altrettanti nell'indotto) come in Inghilterra (1.200 dipendenti).Regole feroci, che le multinazionali possono applicare sfidando le tensioni sociali e anche i governi. «È fisiologico che accada, non bisogna farne un dramma né pensare che sia in atto una fuga dall'Italia. Queste sono le multinazionali», dice Giorgio Barba Navaretti, professore di economia internazionale all'Università di Milano. Eppure il nostro Paese appare più esposto per le sue carenza strutturali: il peso della burocrazia, il costo dell'energia, la fragilità delle infrastrutture, la lentezza della giustizia civile.
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Perché è proprio questo che spiega la bassa percentuale di investimenti diretti esteri in Italia: circa il 16 per cento rispetto al Pil, contro una media europea che si avvicina al 40 per cento. Non è l'eccessiva tassazione - dicono i manager delle multinazionali - né la rigidità della manodopera considerata, al contrario, un elemento di forza di quel che c'è del sistema-Italia.L'Alcoa probabilmente resterà ancora tre anni per trasferire poi tutte le produzioni italiane in Arabia Saudita dove sta costruendo un nuovo imponente impianto. Ci si sposta nei nuovi mercati, ma anche all'interno dell'Europa. Nella sua riorganizzazione produttiva la nipponica Yamaha chiuderà a Lesmo in Brianza per andarsene in Spagna. Anche la Nokia, gigante finlandese dei telefonini, ha deciso di trasferire il suo centro di ricerca da Cinisello Balsamo a Dallas, in Texas, non in Vietnam o in India. Ha lasciato Torino anche l'americana Motorola. Perché nelle riorganizzazioni l'abbassamento dei costi si ottiene anche accorpando i centri di ricerca. La nazionalità dei siti produttivi può essere un fattore irrilevante. Così, almeno, spiegano i manager delle multinazionali. «È vero che lo dicono - sostiene Susanna Camusso, segretario confederale della Cgil - , nei fatti, però, non è così. Due anni fa la Pfizer annunciò la chiusura dei centri italiano di Nerviano (Milano), di Stoccolma e di Boston. Bene: gli ultimi due continuano a produrre. La verità è che si sono mossi i governi, perché un aspetto importante della politica estera è proprio la strategia di politica industriale che non ha questo governo al pari dei suoi predecessori».L'elenco delle grandi multinazionali del farmaco che hanno abbandonato l'Italiaè lungo: dalla Merck di Pomezia, proprio dove è stato scoperto l'"Isentress", considerato decisivo nella lotta contro l'aids, alla Wyeth di Catania, fino alla Pzifer e, appunto, alla Glaxo. Posti di lavoro di qualità scomparsi e investimenti in ricerca finiti in altri Paesi. Un indebolimento complessivo della nostra struttura produttiva. Ma non è fenomeno recente. Prima della grande recessione una ricerca del Centro studi della Confindustria sull'attrattività del Paese concludeva così: «Gli investitori stranieri tendono a trascurare le industrie che, in presenza di un mercato interno stagnante e di una domanda mondiale relativamente lenta, appaiono meno promettenti in termini di sviluppo potenziale». Poca industria, quindi, e più commercio, servizi, trasporti.Ripensamenti anche tra i russi della Severstal che avevano rilevato le acciaierie (un tempo Lucchini) di Piombino. Ora i russi schiacciati dai debiti (intorno ai cinque miliardi di euro complessivi)e dal calo della domanda globale cercano acquirenti. L'obiettivo è andarsene dall'Italia entro aprile: oltre due mila posti di lavoro in bilico.Non tutti, però, fuggono. Giuseppe Recchi è il presidente di un colosso come la General Electric per l'Italia e il Sud Europa. «L'Italia un Paese più a rischio di fuga? No - risponde - perché le multinazionali considerano il nostro Paese non solo come un mercato ma sempre più come un luogo per produrre. Un luogo dove si trova il miglior rapporto costoqualità della manodopera». La General Electric comprò dall'Eni nel 1994 il Nuovo Pignone (turbine e compressori), fu la prima grande privatizzazione. Ed è stato un successo industriale: «Da un giro d'affari di un miliardo di dollari siamo passati agli attuali dieci, con novemila dipendenti», dice. L'"headquarter" mondiale del settore "oil & gas" è stato trasferito a Firenze. Da qui si decide tutto. «L'Italia non è l'ultima arrivata», insiste Recchi. E spiega che ciò che serve per attirare i grandi gruppi mondiali è la «pianificazione delle strategie» nei settori nevralgici, dall'energia alle grandi infrastrutture. Che poi è proprio quello che manca e che spesso porta velocemente alla fuga delle altre multinazionali.
07/02

Comunicato stampa delle Segreterie Provinciali di Filcem-CGIL, Femca-CISL, Uilcem-UIL sull'incontro all'Ufficio Provinciale del Lavoro

In data 04/02/2010 le OOSS di FILCTEM-CGIL,FEMCA-CISL e UILCEM-UIL si sono incontrate con la Direzione Aziendale presso Ufficio Provinciale del Lavoro a seguito della precedente richiesta che aveva per oggetto la centralità delle relazioni sindacali da tempo svilite nell’Azienda Wyeth-Pfizer.
Durante la riunione si sono affrontate varie tematiche volte a ripristinare il malcontento che regna all’interno dello stabilimento.
Primo fra tutti l’accordo in deroga per i dipendenti a tempo determinato. Le OO.SS a tal proposito hanno denunciato l’azienda che con un pretesto strumentale non solo lo ha sospeso tale accordo ,ma la cosa più grave è che non lo ha CONGELATO continuando ad assumere secondo proprie logiche clientelari!
Chiediamo dunque con forza che tutti i movimenti avvenuti precedentemente vengano azzerate o l’accordo decadrà poiché disatteso da una delle due parti firmatarie cioè l’Azienda.
Abbiamo altresì ribadito che qualsivoglia azione finalizzata alla riduzione dei costi deve essere il frutto di un piano industriale e non la buona ma per nulla concreta visione di questo o quel dirigente.
Abbiamo chiesto con forza che alla luce degli obbiettivi raggiunti si proceda alla piattaforma integrativa che veda ripristinata la vigilanza tolta unilateralmente dell’azienda e senza alcuna comunicazione alla RSU e di rivedere l’accordo sulla indennità di trasporto, da anni non più rivisto.
Abbiamo affermato che tutto ciò ci aiuterebbe in un quotidiano che ormai sembra esprimersi in un’amara rassegnazione di chi guarda questa acquisizione non come un’opportunità bensì quasi fosse una spada di Damocle che ci pende sulla testa.
Ed è proprio per sfatare questa infondata sensazione che abbiamo ribadito all’Ufficio che dal nostro incontro scaturisca un tavolo Pfizer che finalmente faccia chiarezza sul destino dello stabilimento di Catania in una visione complessiva che finalmente ci vedrà discutere seriamente e complessivamente senza pregiudizi su come affrontare questa nostra opportunità.
Le segreterie provinciali
FILCTEM-CGIL G. Romeo
FEMCA-CISL R. Campione
UILCEM-UIL A. Avellino


giovedì 4 febbraio 2010

ENTRO IL 2010 LA “GLAXO” ANNUNCIA LA CHIUSURA DEL CENTRO RICERCHE DI VERONA. FILCEM-CGIL, FEMCA-CISL, UILCEM-UIL: “UN DURO COLPO INFERTO ALLO SVILUPPO

Comunicato stampa

“É inaccettabile! Questo è l'unico commento possibile rispetto alla decisione, comunicata oggi ai dipendenti dal vertice della multinazionale inglese “Glaxo Smith Kline” (GSK) di chiudere il centro di Ricerca di Verona insieme ad altri sei centri a livello mondiale”, commentano indignate le segreterie nazionali dei sindacati Filcem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil non appena appresa la notizia.

“É inaccettabile - prosegue il commento dei sindacati - perchè con questa scelta GSK chiude uno dei più importanti Centri di Ricerca sulle Neuroscienze che occupa circa 700 ricercatori disperdendo un patrimonio inestimabile di eccellenza scientifica e di professionalità elevatissime”.

“Già negli ultimi due anni – aggiungono Filcem, Femca, Uilcem - con enormi sacrifici da parte delle persone e a fronte di importanti impegni di sviluppo da parte di GSK abbiamo concordato ben due progetti di riorganizzazione che hanno visto uscire più di duecento lavoratori anche dalle attività di ricerca”.

La “Glaxo”, presente in Italia dal 1932, ha ricevuto moltissimo dal “sistema Paese”: solo nel 2009, per citare gli ultimi fatti, ha ottenuto 24 milioni di euro per finanziare propri progetti di ricerca e – proprio oggi - “ci risulta che la casa farmaceutica più grande di Europa ha annunciato che gli utili sono aumentati del 66%, portandosi a 1.63 miliardi di sterline (2,6% miliardi di dollari)”.

É evidente che ci troviamo di fronte – fanno rilevare i sindacati - ad un enorme problema politico che, se non affrontato, rischia di essere devastante per il nostro Paese. Da tempo come sindacato unitario sollecitiamo interventi da parte del Governo sul tema della Ricerca in Italia: siamo agli ultimi posti per investimenti rispetto agli altri paesi europei e lontanissimi dagli obiettivi dettati dall'agenda di Lisbona.

La decisione di GSK in un settore ad alto valore aggiunto come quello farmaceutico, destinato a morire senza attività di ricerca, prefigura la scomparsa di un pezzo di tessuto industriale che noi consideriamo strategico ( lo Stato evidentemente no!) e che ci porterebbe ad una deriva caratterizzata da logiche di natura esclusivamente commerciali.
Il Paese ha perso autorevolezza, noi lo denunciamo da tempo, ma il Governo non risponde. Sul settore farmaceutico in particolare chiediamo, ormai da anni, una discussione di “politica industriale” e invece siamo stati costretti ogni volta a ragionarne solo per le conseguenze occupazionali derivanti da politiche di “rispetto” dei bilanci e di tagli alla spesa sanitaria e farmaceutica; come se questo settore non avesse il bisogno di confrontarsi con le logiche di competizione industriale.

I nodi, prima o poi, vengono al pettine: “quando capirà lo Stato e il Governo che il problema non è più solo quello di pianificare le strategie per attrarre nuovi investimenti ma in ballo c'è, in primis, la difesa del territorio e dei suoi insediamenti industriali?”.

Filcem, Femca e Uilcem metteranno in campo ogni azione possibile per far recedere GSK da questa scelta e in tal senso sollecitano Farmindustria e il Governo ad assumere immediatamente una posizione fortemente critica nei confronti dell'azienda.
“Con la decisione infine – concludono i sindacati - di comunicare direttamente ai dipendenti le proprie scelte , senza coinvolgerci preventivamente , GSK si è assunta la grave responsabilità di stracciare tutti gli impegni presi in precedenza, minando pericolosamente un sistema di relazioni industriali costruito sul rispetto reciproco e macchiandosi di un comportamento indegno per una azienda di questo settore: non si ha un comportamento “etico” solo perchè si producono farmaci ma anche quando si è attenti al ruolo e alla responsabilità sociale nei Paesi e nei luoghi dove si è insediati”.

Roma, 4 febbraio 2010

Pfizer, profitti più che raddoppiati nel quarto trimestre

Affari e finanza on line 03/02/10:
Teleborsa) - Roma, 3 feb - La casa farmaceutica Pfizer ha dichiarato che nel quarto trimestre i profitti sono aumentati del 188%, raggiungendo i 767 milioni dollari, o 10 centesimi per azione, rispetto ai 266 milioni dollari, o 4 centesimi per azione dello stesso periodo dello scorso anno.I ricavi sono aumentati del 34%, a 16,54 miliardi dollari, dai 12,35 miliardi dollari di un anno fa dopo che l'azienda ha acquistato Wyeth. L'utile rettificato della società è sceso a 49 centesimi per azione, un centesimo al di sotto delle stime: la società si aspetta per il 2010 un utile per azione compreso in un range tra i 2,10 e i 2,20 dollari, in calo rispetto alle previsioni degli analisti che rano di 2,27 dollari per azione. per il 2012 le attese sono per un eps compreso tra i 2,25 e i 2,53 dollari.
La Stampa on line 03/02/10:
Pfizer ha annunciato in data odierna i risultati finanziari per il quarto trimestre 2009 e per l'intero esercizio fiscale 2009. I dati sono stati influenzati dall'operazione di acquisto di Wyeth. Nel quarto trimetre la societa' farmaceutica ha conseguito ricavi per un ammontare pari a 16,5 miliardi di dollari, in crescita del 34% rispetto ai 12,3 miliardi di dollari registrati nello stesso periodo dell'esercizio precedente. Per il 2009 il fatturato si e' attestato a 50 miliardi di dollari (+4% rispetto ai 48,3 mld di dollari del 2008). L'utile netto del 4T e' risultato pari a 767 milioni di dollari, +188% rispetto al 4T 2008 (266 milioni di dollari. Il profitto per l'esercizio 2009 ha evidenziato un aumento del 7% da 8,1 miliardi di dollari a 8,6 miliardi di dollari.
Affari e finanza on line 03/02/10:
Roma, 3 feb - In lettera il titolo Pfizer che, sul paniere del Dow Jones 30, scambia a 18,57 dollari per azione, registrando un decremento dell'2,57%.La casa farmaceutica ha dichiarato che, nel quarto trimestre, i profitti sono aumentati del 188%, raggiungendo i 767 milioni dollari.Nota stonata per quanto riguarda le aspettative per il 2010: la società si aspetta un utile per azione compreso in un range tra i 2,10 e i 2,20 dollari, in calo rispetto alle previsioni degli analisti che erano di 2,27 dollari per azione.

mercoledì 3 febbraio 2010

L'aereo dal pilota automatico impazzito

Le problematiche del lavoro sono sempre più scottanti, in un sistema produttivo che si trasforma sempre più in sistema finanziario, nel quale la produzione e quindi la redistribuzione di reddito, viene ad essere soppiantata dalla rendita finanziaria, la quale per sua natura, non redistribuisce reddito. In più la crisi economica e finanziaria ha peggiorato enormemente le cose.
Ed in tale contesto nazionale ed internazionale, le regioni meno ricche della parte più ricca del pianeta, sono quelle che pagano il prezzo più alto.
Senza andare tanto lontani, la nostra Sicilia è l’espressione più acuta di tale degenerazione produttiva e sociale. Il sistema industriale isolano si sta sciogliendo come neve al sole: dalla Fiat alla Keller, passando per le svariate piccole e medie aziende che sono sempre più in sofferenza o che chiudono i battenti. Questo accade ovunque, su tutto il nostro territorio nazionale. E’ di qualche giorno fa la notizia di un operaio che si è ucciso incendiandosi, per avere perso il proprio lavoro. Questo accade nel ricco nord ed a maggior ragione nel sud e nella nostra Regione. Questo accade nella nostra Provincia, nella quale chi perde il lavoro, e sono in tanti (ed il numero aumenta continuamente) non lo trova più. Questo accade in una provincia sempre meno industrializzata e produttiva.
In questo contesto drammatico assistiamo, all’interno della Wyeth agli effetti dell’acquisizione da parte di Pfizer. Assistiamo impotenti all’auto-scioglimento di fatto del gruppo dirigente del sito, sempre più propenso agli atti di prepotenza verso i lavoratori e sempre più smarrito nell’immobilismo. Si ha sempre più forte la percezione che chi dovrebbe stare nella stanza dei bottoni non sappia più quali tasti premere e che lo faccia a caso, nel migliore dei casi improvvisando. A volte sembra che coloro che dovrebbero premere i tasti, in realtà stiano seduti aspettando qualcosa o qualcuno, che come Godot, sembra che non debba arrivare. A volte sembra che la stanza dei bottoni sia stata fagocitata dal vuoto.
La nostra Azienda sembra un aereo in cui sia stato inserito un pilota automatico impazzito. Nessuno sa o vuole disattivarlo. E chi dovrebbe assumersi la responsabilità del controllo, invece di rassicurarci con atti concreti, lo fa solo a parole, invitandoci alla serenità, quando i segnali negativi sono sotto gli occhi di tutti ed il clima di smobilitazione generale parte dai vertici più alti. Inoltre, ogni tanto, in un angolino, sembra di vedere qualche sub pilota o figure più o meno importanti del personale di bordo che litigano con il coltello tra i denti per accaparrarsi quel po’ di paracadute che sono stivati a bordo…
Per non parlare del fatto che, coloro che attendiamo come i salvatori, potrebbero decretare in modo eclatante o strisciante, l’avvento dell’apocalisse.
Tutto questo rende il clima che viviamo sempre più pesante e difficile e certe posizioni dell’azienda non fanno altro che peggiorare il clima. Sembra come se l’Azienda volesse dare manforte a tutti coloro che non hanno a cuore le sorti dello stabilimento…
Il 2010 è iniziato nel peggiore dei modi: senza che venissero avvisati i lavoratori ed i loro rappresentanti sindacali, l’Azienda ha pensato bene di abolire il servizio di vigilanza esterno. E’ stato un segno di arroganza e di disprezzo dei rappresentanti dei lavoratori senza pari. E’ stato un segno di totale disinteresse verso i lavoratori: il furto di un’automobile equivale alla perdita di un anno di stipendio di un operaio. Questo non possiamo accettarlo e non lo accetteremo.
Se poi pensiamo che il servizio di vigilanza esterno veniva pagato con i soldi che in passato venivano utilizzati per il parcheggio e prima ancora per i bus aziendali, ci rendiamo conto di quanto sia grave il gesto in se. Si tratta della decurtazione di una parte dello stipendio indiretto dei lavoratori. No. Questo non possiamo proprio accettarlo!
E questo primo mese dell’anno ha avuto un seguito ancor più negativo: prima un manipolo di manipolati presta il fianco alla UGL dimettendosi dalla RSU e lasciando i lavoratori senza tutela-, ovviamente sono passati tutti alla UGL (qualcuno aveva dubbi?). Poi arrivano puntuali i problemi di Zucchetti. Da quando il servizio Paghe è stato terziarizzato a questa società, i problemi sono stati tanti e tali da esasperare sempre di più i lavoratori che vivono del loro stipendio. Sappiamo che i lavoratori, così come dicono tutte le statistiche, raggiungono a stento la terza settimana. Errori sulla busta paga sono ferite mortali per chi vive di lavoro ogni giorno, risparmiando su tutto per far fronte al caro vita. Ed il prossimo mese? Cosa avverrà se non verrà corrisposto il premio di partecipazione? Dobbiamo continuare a subire gli errori di Zucchetti per tutto il 2010? Crediamo che sia chiederci un po’ troppo.
Ed a proposito di caro vita… l’aumento del prezzo della benzina è giunto a livelli insostenibili. Noi responsabilmente abbiamo firmato un premio di partecipazione senza il parallelo incremento dell’indennità di trasporto. Sapevamo che l’Azienda, in seguito all’acquisizione, non poteva impegnarsi in aumenti di costi che andassero oltre il 31/12/09. Bene, adesso che quel limite temporale è stato superato, chiediamo un aumento dell’indennità di trasporto. La riduzione dei costi non può essere fatta sempre e solo sul salario dei lavoratori. Non chiediamo la luna. Non chiediamo neppure (per il momento) l’equiparazione all’indennità di trasporto che hanno ad Aprilia (che è molto più “consistente” della nostra): chiediamo solo che l’Azienda venga in contro ai lavoratori che, in seguito ai continui rincari del prezzo dei carburanti, vede eroso sempre più il proprio stipendio.
Infine l’Azienda ha deciso in modo unilaterale di non ritenere efficace l’accordo in deroga per i contratti a tempo determinato, avvalendosi di una norma contrattuale per niente pertinente al merito dell’’accordo stesso. Si tratta, secondo noi, del tentativo di scaricare la responsabilità sulle organizzazioni sindacali; questo ci sembra strumentale ed irresponsabile. Noi continuiamo a ritenere valido l’accordo,validità che non ha bisogno di ulteriori firme oltre quelle già presenti.
Per tutti questi motivi e soprattutto per chiedere con forza e determinazione un Piano Industriale che ci dia chiarimenti sulle sorti del nostro stabilimento, le Segreterie Provinciali di categoria di CGIL, CISL e UIL ed i membri FULC della RSU, domani mattina incontreranno l’Azienda presso l’Ufficio Provinciale del Lavoro.

Dalla parte dei precari, dalla parte di tutti i lavoratori

L’Azienda ha deciso di lavarsi le mani sull’accordo sui precari. Secondo noi tale accordo rimane valido senza bisogno di nessuna ratifica. Di seguito sono riportati il testo del comunicato aziendale e quello delle segreterie di Filcem-CGIL, Femca-CISL e Uilcem-UIL. Questa presa di posizione unilaterale dell’Azienda mette fuori tanti precari. Tanti lavoratori che non vengono più richiamati in quanto hanno supertato il periodo di 48 mesi. Era questo quello che volevano certi sindacati. Ok. Ci siamo. Ma noi siamo dell’avviso che i precari non richiamati sono licenziamenti a tutti gli effetti, per cui lanciamo una proposta. Speriamo di vederla riecheggiare nei tanti gruppi di fb che si occupano dei lavoratori precari della Wyeth-Pfizer: perché non trasformate il giorno di protesta di lunedì prossimo in una manifestazione di protesta contro l’azienda ed a sostegno dell’accordo? Perché non chiedete all’azienda che applichi l’accordo in modo da essere richiamati?
Sarebbe una bella giornata a sostegno dei più deboli, i precari. Con questo contenuto l’azione di protesta di lunedì si caricherebbe di un forte significato di proposta. Se venisse raccolta questa proposta i precari assumerebbero una grande forza.