FILCTEM-CGIL

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domenica 27 febbraio 2011

Comunicato stampa delle OO SS su Pfizer Catania

COMUNICATO STAMPA
Ieri, presso la sede della Confindustria di Catania, si è tenuto un incontro tra le Organizzazioni Sindacali Confederali e di Categoria e la Direzione della Wyeth/Pfizer di Catania. All’incontro erano presenti i seguenti dirigenti sindacali: Angelo Villari (Segr. Generale della CGIL di Catania), Alfio Giulio (Segr. Ge. Della CISL di Catania) Di Martino (Segretario della UIL di Catania), Carmelo Mazzeo (Segr. Gen. Della UGL di Catania), i Segretari Confederali del Comparto industria Margherita Patti (CGIL) e Giuseppe Foresta (CISL) i Segretari Generali di Categoria Giuseppe D’Aquila (Filctem CGIL), Renato Avola (Femca CISL), Alfio Avellino (Uilcem UIL) e Giuseppe La Mendola (UGL Chimici) e dai segretari Giovanni Romeo (Filctem CGIL, Mimmo D’Antone (Uilcem UIL) e Salvo Lo Bianco (UGL Chimici). Per la Wyeth erano Presenti, L’Amministratore Delegato dello stabilimento di Catania, Giuseppe Galizia ed il Direttore delle Risorse Umane Carmelo Fornito. Erano, infine presenti i dirigenti di Confindustria Catania Franco Vinci e Fabrizio Casicci.
L’incontro è avvenuto in seguito alla richiesta da parte sindacale, per avere informazioni sulla situazione dello stabilimento catanese in seguito alla dichiarazione aziendale di volere cedere o dismettere il prestigioso centro di ricerca tossicologico e genomico. Le risposte ricevute dall’Azienda, in merito alla cessione del Centro di Ricerca ed alla situazione generale dello stabilimento e delle prospettive future che esso può avere a breve e medio termine sono state considerate, dalle OO.SS, assolutamente parziali, insufficienti e comunque, per nulla rassicuranti.
Infatti, ancora una volta, l’Ingegnere Galizia si è relazionato alle Organizzazioni Sindacali come se fosse il responsabile dell’area farmaceutica dello stabilimento e non l’Amministratore Delegato dell’intero sito. In linea con quanto descritto dal Piano Industriale recentemente presentato alle OO.SS (giudicato dalle OO.SS parziale in quanto monco di due importanti aree del sito), infatti, è stata esposta la situazione e le prospettive di una sola parte dello stabilimento, l’area farmaceutica, omettendo le serie difficoltà in cui verte l’area di produzione veterinaria (Animal Health) dalla quale non vi sono prospettive certe oltre il 2012, trascurando l’annunciata terziarizzazione del servizio di vigilanza o delle probabili esternalizzazioni di altri servizi (da quello finanziario a quello informatico, dai magazzini all’ufficio paghe, solo per fare degli esempi).
Inoltre, sullo specifico della dismissione del Centro di Ricerca, la questione è stata liquidata laconicamente, dicendo che la decisione non ha riguardato solo Catania ma diversi centri sparsi per il mondo. Nessun chiarimento è stato fatto, sebbene le pressanti richieste sindacali, sull’identità dei potenziali acquirenti, né dei criteri con cui vengono condotte le negoziazioni né tanto meno, le prospettive dei lavoratori in carico al centro ricerche ( circa 80 diretti, e circa 20 indiretti tra manutentori, amministrativi ecc.).
Le OO.SS, hanno ribadito con forte determinazione che la situazione dello stabilimento non è per niente rosea, così come il management aziendale la descrive. Infatti, sebbene le prospettive di investimenti fatti o programmati per l’area farmaceutica siano apprezzabili, le incertezze riguardanti il destino del centro di ricerca, dell’area veterinaria, dei servizi, insieme alla Cassa Integrazione Straordinaria in atto, mettono in forte preoccupazione i sindacati che si ritengono assolutamente insoddisfatti dall’esito dell’incontro.
Le OO. SS, hanno ribadito, come lo storico stabilimento sia patrimonio del territorio catanese e che la strategicità del sito si è sempre basata e continua a basarsi sull’equilibrio che esiste tra le diverse aree presenti. Inoltre hanno sottolineato dell’impatto che avrebbe la scomparsa del centro di ricerca in termini occupazionali ed in termini di sviluppo del territorio (basti pensare al rapporto di collaborazione che intercorre tra il centro e le università siciliane).
Partendo da tutte queste considerazioni, le OO SS, hanno indetto un’assemblea di tutti i dipendenti per la prossima settimana al fine di condividere il percorso da seguire.
Le OO. SS chiedono dunque la convocazione di un incontro urgente con il Ministero delle Attività Produttive, e la Regione Sicilia per ottenere le garanzie sulla presenza del centro ricerca, sul destino occupazionale dei lavoratori in esso impiegati e sulle prospettive future dell’intero stabilimento, che finora Pfizer Italia non è stata in grado e/o non ha voluto fornire.
Le Segreterie Provinciali di CGIL CISL UIL e UGL
Le Segreterie Provinciali di FILCTEM, FEMCA UILCEM e UGL CHIMICI

Pfizer, sindacati insoddisfatti: «Risposte parziali e poco rassicuranti»

La Sicilia 26/02/2011

Le dichiarazioni della Pfizer di Catania dopo l'incontro di giorno 25 in Confindustria

La Sicilia 25/02/2011

mercoledì 16 febbraio 2011

Da Ascoli a Catania, sono forti le preoccupazioni causate dalla Pfizer

E’ di oggi, l’incontro tra le OO SS ed il management di Pfizer di Ascoli Piceno, dopo la comunicazione fatta i lavoratori (con relativo fermo della produzione per l’intera giornata) che dovranno essere fatti tagli alle spese pari a 9 milioni di euro in due anni (a fronte di un fatturato complessivo di 65 milioni di euro.
La motivazione di questa ingente riduzioni dei costi, inutile a dirlo, è finalizzata a mantenere la produttività del sito. Il comunicato aziendale, sottolinea che il costo di produzione di mille compresse deve scendere da 14 a 12 dollari.
Il tutto si collega ad una serie di cause fatte da 50 lavoratori precari espulsi, che a quanto sembra, la sentenza porterebbe alla reintegrazione e stabilizzazione degli stessi ed al caso di otto lavoratori reintegrati in primo grado a cui Pfizer paga lo stipendio mantenendoli forzatamente a casa.
Ci sono tutti gli elementi per rendere preoccupante la situazione. Ed infatti il timore delle OO SS è elevato e nel corso della riunione odierna si spera di chiarire quali siano i reali intenti di Pfizer. Ovviamente è forte la preoccupazione per i risvolti occupazionali e si temono ammortizzatori sociali dall’impatto pesante come l’applicazione dei contratti di solidarietà o peggio di una mobilità priva dei requisiti di volontarietà.
Il comportamento dell’Azienda nei confronti delle OO SS è quello dell’assenza totale o quasi di relazioni industriali: comunicazioni fatte prima ai lavoratori e poi alle OO SS (come quella di venerdì scorso), rifiuto di relazioni anche informali con le Segreterie nazionali ecc…
Si attende di capire la situazione dello stabilimento ascolano, così come si attendono chiarimenti su quello catanese. E riguardo a quest'ultimo, la prossima settimana si dovrebbe tenere un incontro tra le OO SS e Pfizer Ialia.

lunedì 14 febbraio 2011

Pfizer, è il giorno del giudizio?

Ascoli Piceno, 11 febbraio 2011 - E’ UNA GIORNATA importante quella di oggi. Tanto importante che il lavoro verrà fermato. Questo ha deciso la direzione ascolana della Pfizer, il motivo di tutto questo si cela dietro una formula ambigua che lascia aperta ogni interpretazione: ‘Comunicazioni’. "Potrebbero essere tutte cose di carattere tecnico — ha detto Marsilio Antonucci della Cisl —, però l’aria che si respira non è affatto buona.
Io spero sempre che vada tutto bene, però questa volta la situazione mi sembra un po’ ‘ballerina’". Insomma, quello che accadrà oggi rimane un mistero. La cosa certa è che queste comunicazioni arrivano pochi giorni dopo un incontro che tutti i grandi capi della Pfizer hanno fatto in quel di Norcia. Facile ipotizzare che, quando si è parlato di Ascoli, l’accento sia caduto sulle due grandi questioni aperte: gli otto reintegrati e i precari. Per i primi, oltre ai tanti attestati di solidarietà ricevuti negli ultimi mesi, c’è ben poco da fare fino a settembre, quando la Corte d’appello di Ancona si pronuncerà sul loro caso.
Per quello che, invece, riguarda gli ex contrattisti a tempo determinato, le cose per la Pfizer si sono messe male già da qualche tempo. Tra le decine di ricorsi andati in scena davanti al giudice del lavoro di Ascoli, soltanto in un paio di occasioni è stata l’azienda ad avere la meglio, con i precari che sono stati riassunti. Non rimane che aspettare quello che oggi la direzione comunicherà al personale. La cosa preoccupante risiede semplicemente nell’insofferenza che la multinazionale ha più volte dimostrato di avere nei confronti di sindacati e sindacalisti.
E’ evidente, ormai, che i piani di rilancio di tutte le grandi industrie, non solo quelle ascolane, passa per una serie di proposte volte, sostanzialemente, a proporre investimenti in cambio di diritti. Il fatto che nelle ultime settimane la Pfizer abbia chiuso il suo centro di ricerca in Gran Bretagna (luogo in cui, tra l’altro, fu creato il Viagra) e il centro di tossicologia di Catania, lascia supporre che nella giornata di oggi la direzione illustrerà i suoi progetti di ristrutturazione della sede di Ascoli. "Il problema resta la competitività interna al gruppo", disse qualche tempo fa il presidente della Provincia, Piero Celani, dopo aver incontrato il direttore dello stabilimento, Giuseppe Allocca. Ed è proprio questo che inquieta di più gli operai, dopo che è saltata la sede di Catania, in Italia restano gli stabilimenti di Pisticci e di Ascoli, oltre che le sedi di Aprilia e Milano (n.d.r: queste affermazioni sono assolutamente errate in quanto Pisticci è stato dismesso, ma Catania, ancora no!!!).
Questo non può che porare con sé una discreta dose di inquietudine per gli operai: siamo sicuri che la sede ascolana resterà aperta ancora per molto? Oppure i piani del colosso del farmacoprevedono la tanto temuta delocalizzazione? "Io credo — ha concluso Antenucci — che si parlerà di piano industriale, finalmente. E’ tanto tempo che cerco di aprire un dialogo costruttivo con l’azienda, purtroppo con poca fortuna". Parole che non fanno ben sperare, qualora venisse presentato davvero il piano industriale, o si parlerà di riancio o di tramonto. Considerando la situazione stagnante dell’industria picena e i noti problemi a livello sindacale che hanno segnato questi ultimi mesi, ci potrebbe essere di che tremare.
Mario Di Vito
Il resto del Carlino
11 febbraio 2011

sabato 12 febbraio 2011

Allarme dall’Inghilterra dopo la chiusura dei laboratori che hanno inventato il Viagra

Chiude lo stabilimento dove hanno scoperto il Viagra. E’ uno spettacolare mostro in acciaio che sembra pensato per la Nasa. La Pfizer lo ha costruito 50 anni fa nel Kent, in un paese medievale che si chiama Sandwich, investendo 240 milioni di dollari. E’una specie di paradiso della ricerca, il quartiere generale del gruppo americano in Europa. Ci lavorano 2400 scienziati che hanno fatto studi decisivi sul genoma umano e trovato farmaci per il trattamento del dolore, delle allergie e di numerose malattie infettive, compreso l’Aids, ma nel mondo sono famosi per la pillola blu che cura le disfunzioni erettili e che produce un giro d’affari da 500 milioni di dollari l’anno. Dovranno trovarsi un altro lavoro. Va da sé che il paese è in ginocchio.
I vertici newyorkesi dell’azienda quotata in Borsa hanno deciso di cedere alle pressioni degli azionisti tagliando drasticamente il budget per la ricerca, precipitato da nove a tre miliardi. I soldi risparmiati li hanno destinati a medicine che non hanno bisogno di prescrizione, ad esempio le multivitamine. Hanno una redditività immediata. La ricerca no. Non nel breve termine. Gli inglesi l’hanno presa male. Come se dipendesse da loro.
Il professor Chris Manson, dell’University College di Londra, ha spiegato stizzito al Financial Times che negli ultimi 10 anni il Regno Unito «ha subito duri colpi nell’ambito della ricerca farmaceutica. Era il nostro fiore all’occhielo. Il 12% del lavoro mondiale. Ora siamo al 2%. E’ totalmente inaccettabile». Anche Vincent Cable, ministro per gli affari, e David Willets, che ha la delega alla ricerca, hanno provato a convincere la Pfizer a restare nel Kent. La risposta è stata disarmante. «Voi non c’entrate nulla. E’ un problema di strategie globali». Con enormi ricadute locali.
Per spiegare meglio la propria posizione gli americani hanno prodotto un dato. Vent’anni fa portare un farmaco sul mercato costava 150 milioni di dollari. Oggi servono due miliardi. «La necessità di risparmiare è indiscutibile, ma senza ricerca non si producono nuovi farmaci», spiega Steve Arlington, economista di Pricewaterhouse. Salute o denaro, che cosa vale di più? Per le industrie private la risposta è ovvia. «Tra l’altro le strutture destinate alla ricerca si concentrano ancora sulla chimica, mentre la medicina si occupa di sistemi vitali complessi», sottolinea Liam Ratcliffe, ex responsabile dell’impianto di Sandwich. C’è una rivoluzione in atto e non è ancora chiaro chi ne pagherà i costi.
La Pfizer non fa altro che aggiungersi a una lunga schiera di aziende che hanno seguito percorsi analoghi. La GlaxoSmithKline ha ridotto gli investimenti in farmaci che hanno bisogno di ricetta e ha chiuso uno stabilimento nell’Essex giusto un anno fa, spiegando che «in un momento di crisi non è possibile pensare a significative scoperte farmaceutiche». E Andrew Witt, direttore esecutivo dell’azienda, ha sentenziato gelido: «L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è una lunga pila di mattoni con l’aria condizionata». Via loro e chi c’è dentro. In genere professionisti altamente qualificati. Meglio tenere gli occhi spalancati su quel nulla rasserenante, immediato e anonimo che è il guadagno sicuro.
Simile la scelta fatta dagli anglosvedesi di AstraZeneca, dai francesi di Sanofi Aventis e da Novartis e Roche in Svizzera. «La portata dei tagli è appena all’inizio», profetizza Andrew Baum, analista finanziario di Morgan Stanley. «Il numero dei farmaci legalmente approvati rimane pressoché invariato, il costo legato alla ricerca cresce violentemente. Ovvio che si tratta di uno sbilanciamento difficile da sopportare per le aziende, che ora devono trovare il modo per condividere il rischio dei loro investimenti». Paradossalmente l’età d’oro delle grandi scoperte dell’ultima parte del secolo scorso ha finito per bloccare il mercato all’inizio del terzo millennio. Piccoli passi richiedono sforzi economici enormi. E la collaborazione è complicata.
Chas Bountra, dell’Università di Oxford, dice che, mentre i ricercatori vogliono pubblicare, le aziende pretendonodi proteggere i loro segreti industriali. «Senza un cambiamento delle norme sulla proprietà intellettuale è difficile pensarea un cammino condiviso». Il collega Nicholas Proudfoot è ancora più duro. «Mentre le grandi aziende tagliano il governo inglese investe 600 milioni in un altro centro di ricerca a St. Pancras in collaborazione con le fondazioni mediche. I soldi dovrebbero darli ai laboratori esistenti». A Londra le ruspe sono al lavoro. Il centro si chiamerà UKCMRI. E’ pensato per dare lavoro a 1250 scienziati e avrà un costo di gestione di 100 milioni l’anno. Un sogno o un azzardo? Proudfoot alza le spalle. Lui non ci crede. «La verità è che stiamo andando verso il disastro».

La Stampa 11/02/2011
ANDREA MALAGUTI

giovedì 10 febbraio 2011

RSU PFIZER CT: RINGRAZIAMENTO ALLA RSU ED A TUTTI I LAVORATORI DEL CENTRO DI RICERCA DELLA APTUIT (EX-GLAXO) DI VERONA

Cari colleghi e amici,
la RSU e tutti i lavoratori dello stabilimento della Pfizer di Catania, hanno accolto con particolare affetto, la vostra lettera di solidarietà.
Abbiamo seguito le vostre vicende, da quando, un anno fa, ci giunsero le voci allarmanti sulle decisioni di Glaxo (GSK) di dismettere il centro di ricerche di Verona specializzato nelle neuroscienze, patrimonio insostituibile della ricerca italiana e fonte di lavoro per 700 ricercatori. Quando abbiamo saputo della chiusura positiva della vostra vertenza, ne abbiamo accolto con gioia la notizia.
Ad un anno esatto da allora, le stesse logiche del profitto spietato che hanno spinto GSK a dismettere il vostro centro di ricerca, hanno portato Pfizer a fare lo stesso nei confronti del centro di ricerca di tossicologia e tossico genomica che è un centro di eccellenza per tutto il Meridione d’Italia e riconosciuto a livello internazionale, attuando una politica di disimpegno e dismissione che ha già riguardato il centro di ricerca di Nerviano e gli stabilimenti produttivi di Latina e di Pisticci.
Il vostro esempio di determinazione nella lotta per il mantenimento dei posti di lavoro e per la difesa della ricerca scientifica di alto livello nel nostro Paese, ci sarà da esempio per concludere vittoriosamente la nostra vertenza, perché, insieme alle Organizzazioni Sindacali territoriali e nazionali che ci supportano, siamo convinti che senza ricerca non vi è sviluppo e senza sviluppo si ottiene solo l’imbarbarimento del tessuto sociale, al sud come al nord. La RSU ed i lavoratori della Pfizer di Catania, sono uniti nella lotta contro lo spezzettamento ed il ridimensionamento del sito e si opporranno fermamente alla trasformazione di uno stabilimento di eccellenza, qual è oggi il nostro, ad una semplice officina farmaceutica delocalizzabile in qualsiasi momento. Non permetteremo la perdita di posti di lavoro e non permetteremo che un patrimonio di altissime professionalità a tutti livelli (dalla ricerca alla produzione veterinaria, sino a quella farmaceutica ad uso umano) venga disperso.
L’impegno e la sensibilità delle Organizzazioni Sindacali ci è di supporto per affrontare nel migliore dei modi la nostra vertenza e per portare ad un esito positivo la nostra lotta.
Per il vostro affetto e per la vostra solidarietà, la RSU e tutti i lavoratori della Pfizer di Catania vi siamo grati e ricambiamo fraternamente il vostro caloroso abbraccio.

La RSU della Wyeth/Pfizer di Catania

mercoledì 9 febbraio 2011

La produzione Pfizer non è in discussione

Pfizer ribadisce che lo stabilimento produttivo di Catania è una realtà importante all'interno del network dell'Azienda e che il suo futuro non è in discussione, come riportato dagli organi di stampa. La cessione del Centro di Tossicologia di Catania non avrà alcun impatto sullo stabilimento produttivo e non ne comprometterà né l'esistenza sul territorio siciliano, né i livelli occupazionali.
"Il nostro stabilimento è una realtà importante all'interno delle strategie di Pfizer" commenta Giuseppe Galizia, direttore dello stabilimento di Catania. "E' notizia recente che per potenziare la capacità produttiva di Tazocin, un antibiotico iniettabile destinato al mercato americano, investiremo 17 milioni di dollari nei prossimi due anni."
Questa importante decisione conferma la strategia volta a migliorare l'efficienza e la capacità produttiva del sito, con l'obiettivo di assicurarne la competitività sul mercato internazionale e accrescere i mercati d'esportazione serviti, fino a quasi a raddoppiare gli attuali 50. Così come gli investimenti, anche il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria dello scorso ottobre, volta a riqualificare il personale per fronteggiare le sfide del mercato che lo stabilimento deve cogliere, rientra nelle misure intraprese per garantirne la competitività futura."
La cessione del centro di tossicologia, invece, rientra nell'ambito della revisione globale a livello mondiale del settore ricerca di Pfizer. L'Azienda ha in corso trattative per trasferire il centro a una terza parte qualificata, nell'ottica di trovare la soluzione migliore per i dipendenti, il territorio e l'azienda stessa, mantenendo aperto un dialogo costruttivo con Istituzioni e parti sociali coinvolte.
La Gazzetta del Sud

Pfizer: "Via da Catania ma tuteliamo i lavoratori"

L'azienda farmaceutica intende cedere il Centro di Tossicologia etneo ma "la decisione non avrà alcun impatto sui 750 impiegati". Aperto un tavolo con le autorità regionali e nazionali

ROMA - L'Azienda farmaceutica Pfizer ha reso noto che intende cedere il Centro di Tossicologia di Catania nell'ambito di una revisione del proprio settore di ricerca a livello mondiale ma i ricercatori saranno tutelati.In un comunicato l'azienda afferma che "sono in corso trattative per trasferire il sito a terze parti qualificate", ma la decisione "non ha alcun impatto sullo stabilimento produttivo, che impiega 750 persone ed è stato confermato lo scorso maggio quale sito consolidato per la produzione sterile all'interno della rete di produzione di Pfizer".Il trasferimento del sito ad una controparte qualificata è stata ritenuta dall'azienda come la soluzione migliore, "consapevole dell'elevata rilevanza" del Centro di Tossicologia e al fine "preservare il suo valore e patrimonio umano"."La Pfizer - continua il comunicato - ha aperto immediatamente un dialogo continuativo con tutte le autorità regionali e nazionali e ha iniziato a valutare un significativo numero di potenziali partner in grado di assicurare il futuro del centro e mantenerne l'occupazione".
La Sicilia Web

Richiesta di incontro urgente a Pfizer Italia da parte delle OO SS


lunedì 7 febbraio 2011

Incontro Segreterie Confederali e di Categoria di CGIL, CISL, UIL e UGL sulla vertenza Pfizer.

Oggi si è tenuto un incontro tra tutti i segretari di categoria e confederali di CGIL, CISL, UIL e UGL per discutere della vertenza Pfizer. L’incontro è stato importante e molto utile, in quanto si è fatto il punto sulla sempre più complessa vertenza Pfizer.
In primo luogo tutte le sigle sindacali hanno ribadito la loro assoluta contrarietà alla dismissione della ricerca da parte di Pfizer in quanto la ricerca rappresenta un cardine che ha contribuito e contribuisce alla strategicità dello stabilimento di Catania. Inoltre tutti i sindacati si dichiarano contrari a qualsiasi smembramento dell’azienda che sia esso dismissione o esternalizzazione.
Inoltre, è stata stigmatizzato il comportamento di Pfizer Italia che a 2 anni dall’acquisizione non ha mai ritenuto opportuno un confronto ufficiale con le OO SS locali e nazionali, demandando tutto alla trattativa interna allo stabilimento, cosa che non è accaduta per lo stabilimento di Aprilia e l’assenza di comunicazioni alle OO SS della decisione di dismettere il centro ricerche tossicologiche.
E’ stata manifestata anche una forte preoccupazione sulla reale politica industriale di Pfizer riguardo lo stabilimento di Catania, in quanto c’è il rischio non ipotetico ma concreto di una volontà di smobilitazione graduale.
E’ stato sottolineato anche che l’Ing. Galizia, AD del sito di Catania, nel suo recente comunicato diffuso a mezzo stampa, abbia messo in luce soltanto i progetti di espansione del settore farmaceutico ad uso umano, liquidando solo con una battuta il disimpegno dalla ricerca e non menzionando minimamente le prospettive che riguardano l’Animal Health. E quest’ultima divisione ha la certezza di esistere limitatamente al 2011-12.
I percorsi delineati per trovare una concreta soluzione alla vertenza Pfizer sono il confronto con istituzioni (governo regionale e nazionale) ed il confronto con Pfizer Italia. Pfizer, infatti ha un’importanza enorme per il tessuto industriale e produttivo catanese e siciliano e le problematiche riguardanti il destino del sito vanno ben oltre i cancelli dello stabilimento. Tutti i presenti hanno convenuto sul fatto che è necessario il radicamento sul territorio da rendere concreto tramite la creazione di un distretto farmaceutico/biotecnologico.

venerdì 4 febbraio 2011

La Pfizer: «Nessun rischio sul futuro del sito di Catania»

«Lo stabilimento produttivo di Catania è una realtà importante all'interno del network dell'azienda e il suo futuro non è in discussione. La cessione del Centro di Tossicologia di catania non avrà alcun impatto sullo stabilimento produttivo e non ne comprometterà né l'esistenza sul territorio siciliano, né ilivelli occupazionali». CosÌ in una nota diffusa ieri la Pfizer risponde ai timori dei sindacati sulla tenuta del sito di catania alla luce dell'annunciata cessione a terzi dello stesso centro di ricerca. «Il nostro stabilimento è una realtà importante all'interno delle strategie di Pfizer -ha commentato Giuseppe Galizia, direttore dello stabilimento di Catania -Ènotizia recente che per potenziare la capacità produttiva di Tazocin, un antibiotico iniettabile destinato al mercato americano, investiremo 17 milioni di dollari nei prossimi due anni». Una decisione, viene sottolineato dal colosso volta a migliorare l'efficienza e la capacità produttiva del sito, con l'obiettivo di assicurarne la competitività sul mercato internazionale eaccrescere imercati d'esportazione serviti, fino a quasi a raddoppiare gli attuali 50. Così come gli investimenti, anche il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria dello scorso ottobre, volta a riqualificare il personale per fronteggiare le sfide del mercato che lo stabilimento deve cogliere, rientra nelle misure intraprese per garantirne la competitività futura,. La Pfizer specifica che la cessione del Centro di tossicologia rientra nell'ambito della revisione globale a livello mondiale del settore ricerca dell'azienda. In tal senso l'azienda ha avviato trattative «per trasferire il centro a una terza parte qualificata, nell'ottica di trovare la soluzione migliore per idipendenti, il territorio e l'azienda stessa, mantenendo aperto un dialogo costruttivo con Istitufarmaceutico, che «conferma la strategia zioni e parti sociali coinvolte».
La Sicilia 04/02/2011

Comunicato di Solidarieta’ della RSU di Aptuit di Verona coi lavoratori della Wyeth Lederle/Pfizer di Catania

Carissimi lavoratori della Wyeth Lederle/Pfizer di Catania

A nome della RSU e dei lavoratori dell’ex centro ricerche GSK, ora Aptuit di Verona, vi giunga in questo messaggio tutta la solidarieta’ e il sostegno per la vertenza che si e’ aperta e che stiamo seguendo con partecipazione e vicinanza nonostante la distanza geografica.

E’ in noi grande l’amarezza di continuare a constatare come nell’odierno panorama imprenditoriale mondiale vigano regole di mercato e politiche di acquisizione/cessione/dismissione che tutto tengono in conto tranne le esigenze e soprattutto la dignità dei lavoratori, spesso ormai trattati alla stregua di ‘equipaggiamento’ di cui disporre come meglio si ritiene.

Un pensiero va alla ricorrenza che oggi piu' o meno tutti viviamo qui a Verona: proprio un anno fa ad oggi veniva dato ai lavoratori l'annuncio di chiusura del sito di Ricerca sulle Neuroscienze GSK di Verona.
Oggi siamo ancora qui grazie all'impegno, alla lotta e al contributo che ognuno di noi, in diversa maniera ha portato perche' il lavoro continuasse, i diritti venissero tutelati e i cancelli non venissero chiusi.
Il sindacato, tramite i delegati aziendali e le OOSS presenti sul territorio ha fatto la sua parte nel riunire le esigenze di tutti i lavoratori e sintetizzarle in una forza che ha permesso di portare la situazione di crisi fuori dalla fabbrica, rendendola collettiva, e quindi di superare la vertenza .

La lotta non e’ finita, c’e’ ancora molto da fare, il lavoro della RSU e’ sempre molto intenso e la coscienza maturata da ognuno aiuta i delegati ad una presenza attiva nel presidiare la situazione in costruzione ed in continua evoluzione, in un confronto con l’azienda molto stretto ed incalzante.

Giunga dunque a tutti voi lavoratori coinvolti direttamente e indirettamente in questa crisi e alle vostre famiglie, il nostro fraterno incitamento e caloroso sostegno.

Coraggio!

Un abbraccio

La RSU di Aptuit
Verona

Pfizer, un caso di globalizzazione selvaggia a Catania

La Pfizer si presenta così: “fondata nel 1849, Pfizer è la prima compagnia biofarmaceutica al mondo impegnata nella ricerca di nuove soluzioni per una salute migliore. Scopre, sviluppa, produce e distribuisce farmaci di qualità, sicuri ed efficaci, per il trattamento e la prevenzione delle malattie che colpiscono uomini e animali. Collabora, inoltre, con le istituzioni, le comunità locali e gli operatori sanitari in tutto il mondo per favorire l’accesso ai farmaci, offrendo il suo supporto per una migliore qualità dell’assistenza e del sistema sanitario”.
La sede principale di Pfizer è a New York. In Italia è presente dal 1955 e oggi vanta due sedi amministrative, a Roma e a Milano, e tre stabilimenti: Ascoli Piceno, Aprilia e Catania.
A Catania, Pfizer ha chiesto e ottenuto la cassa integrazione straordinaria per ottanta lavoratori, garantendo il loro rientro sul posto di lavoro. I sindacati spiegarono ai lavoratori che si trattava di
un sacrificio per portare l’azienda verso una nuova fase di espansione, verso l’aumento della produttività dello stabilimento. Invece, il primo febbraio 2011 l’azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali che il centro di ricerca di Catania sarà dimesso e, se non si trovasse l’acquirente, definitivamente chiuso. L’azienda ha inoltre ribadito alle organizzazioni sindacali le sue incertezze sulla divisione dell’Animal Health.
“Pare evidente- dichiarano i segretari di categoria e confederali di CGIL, CISL, UIL e UGL- che assistiamo ad una azione di smantellamento dello stabilimento”. I segretari si dichiarano contrari
alle cessioni di rami di azienda, “che impoverirebbero la stabilità del sito portandone alla sua inevitabile chiusura”; chiedono all’azienda, all’associazione degli imprenditori, alle istituzioni regionali e locali di aprire un confronto a tutto campo per garantire che a Catania questa importante multinazionale del settore farmaceutico continui la sua missione, mantenendo l’intero sito e garantendo occupazione.
La Pfizer non è la sola multinazionale che ricatta i “lavoratori” minacciando di delocalizzare. Forse è giunto il tempo di aprire il confronto.
Messina WEB TV

giovedì 3 febbraio 2011

Trasmissione telematica dei certificati di malattia ai sensi dell’art. 25 della legge n. 183/2010.


«Vendere a terzi il centro ricerca di Catania? Allora si vuole smantellare lo stabilimento»

«Pare evidente che assistiamo ad una vera azione di smantellamento dello stabilimento. Solo l'unità dello stesso, infatti, permetterà allo stabilimento di Catania di essere competitivo nel costi e nelle strategie».
E' una condanna "senza se esenza ma" alla decisione dell'azienda di cedere il centro di ricerca della Pfizer(ex Wyeth) quella che è giunta ieri da parte delle organizzazione sindacali di Cgil,Cisl, Uil e Ugl, di categoria e confederali, che «si dichiarano contrari e si batteranno affinché non si consumino cessioni di rami d'azienda che impoverirebbero la stabilità del sito portandone alla sua inevitabile chiusura». «L'azienda — commentano i segretari generali di Cgil-Cisl-UiI-Ugl Villari, Giulio, Mattone e Mazzeo ed i segretari di categoria di Filctem-Femca-Uilcem-Ugi Chimici D'Aquila, Campione, Avellino e Lamendola — ci ha comunicato che il centro di ricerca di Catania sarà dismesso, e se non si trovasse l'acquirente, definitivamente chiuso. Il 1aboratorio, che vive all'interno del sito da sempre, è stato considerato storicamente come un fiore all'occhiello per lo stabilimento di Catania e perla sua valenza politica e per i finanziamenti da questo portati ed utilizzati al fine non solo'del laboratorio'ma dell'intero sito. Ribadiscono inoltre che lo stabilimento di Catania ha ancora in discussione il destino di un'altra importante divisione dell'Animal'Health, anch’essa insita ed organica all’unità dello stabilimento».
Per i sindacati, insomma, che chiamano oggi Regione. ed Enti Locali a difesa del territorio, la dismissione del centro di ricerca potrebbe essere solo il primo passo per la dismissione dell'intero
sito catanese. «La Pfizer — riepilogano — è presente a Catania con lo storico stabilimento che nacque 50 anni fa come Cyanamid Italia. La Pfizer è il più grosso gruppo farmaceutico del mondo, ma questo per noi non ha costituito una garanzia di sviluppo produttivo ed occupazionale, Dopo l'acquisizione di Wyeth, Pfizer ha dismesso stabilimenti e centri di ricerca, ha ridimensionato siti e risorse, in certi casi drasticamente. La prosecuzione' dell'esistenza dello stabilimento di Catania è dipesa da una decisione presa nel chiuso di una stanza del quartier generale newyockese della multinazionale. La nuova gerenza della Wyeth aveva già prodotto rivoluzioni. all'interno dell'azienda. «L'acquisizione di Wyeth 'da parte di Plizer ha modificato la mission del sito, da produzione di farmaci coperti da brevetto a produzione di generici, cosa che implica una notevole riduzione dei costi di produzione, Già questo aveva, determinato un vasto processo di riorganizzazione messo in atto dall'azienda che, grazie all'impegno e alla nostra determinazione ha prodotto, in sede negoziale, soluzioni che hanno garantito il saldo occupazionale zero (con prospettive di un saldo positivo a breve termìne).
E' stato, infatti, necessario fare ritorso alla Cigs per 80 lavoratori garantendo loro il rientro futuro
nel posto di lavaro. Si tratta di un sacrificio fatto dai lavoratori per poter portare al traghettamento dell'azienda verso una nuova fase'di espansione e finalizzato all'aumento della produttività dello stabilimento, senza la quale nessun futuro verrebbe ad essere garantito, Ma se le cose accadute ieri non dovessero rispondere alla visione suddetta — concludono le organizzazioni sindacali — potremmo rimettere in discussione l’ utilità dello stesso strumento individuato».
R. Jannello
La Sicilia 03/02/11

Pfizer, luci e ombre. I sindacati: garanzie per tutti i lavoratori

••• C'è apprensione sul destino dello stabilimento Pfizer alla zona industriale. Ad alimentare la preoccupazione è stata la conferma, da parte dei vertici della multinazionale del farmaco, della volontà di cedere il centro di tossicologia a terzi.
Per il centro di tossicologia, che attualmente impiega una ottantina di dipendenti, secondo quanto
affermano dalla Pfizer, «sono in corso trattative per trasferirei! sito a terze partiqualificate».
Rassicurazioni, quelle dell'azienda, che non lasciano tranquilli i sindacati che ieri hanno lanciato un appello all'associazione degli imprenditori e alle istituzioni regionali e locali: «perchè si apra un
confronto a tutto campo per garantire chela Pfizer continui la sua missione mantenendo il sito nella sua piena unità pergarantirne prospettive produttive e occupazione».
I sindacati, che nei mesi scorsi avevano siglato con la Pfizer un accordo che prevedeva il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per 80 lavoratori, in vista di una riorganizzazione e di una successiva espansione dello stabilimento etneo, si dicono pronti a rimettere in discussione quell'accordo.
«L'azienda ci ha comunicato che il centro di tossicologia sarà dismesso, e se non si trovasse l'acquirente definitivamente chiuso — affermano i segretari provinciali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, rispettivamente Angelo Villari, Alfio Giulio, Angelo Mattone e Carmelo Mazzeo —il laboratorio, che vive all'interno del sito da sempre, è stato considerato storicamente come un fiore all'occhiello per lo stabilimento di Catania».
«Pare evidente — continuano i sindacalisti — che assistiamo ad una vera azione di smantellamento dello stabilimento. Solo il mantenere intatto e unico!'intero stabilimento, permetterà al sito catanese di essere competitivo nei costi e nelle strategie»,
«Per questa ragione — concludono i segretari di Cgil, Cisl, Uil e Ugl — ci batteremo affinché non si consumino cessioni di rami da' azienda che impoverirebbero la stabilità del sito portandone alla sua inevitabile chiusura». ("MClA")
Giornale di Sicilia 03/02/11

mercoledì 2 febbraio 2011

Caso Pfizer, appello dei sindacati “La multinazionale continui la sua missione a Catania”


La Pfizer dopo avere acquisito la wyeth a livello mondiale, è oggi presente a Catania con lo storico stabilimento che nacque 50 anni fa come Cyanamid Italia.

La Pfizer è il più grosso gruppo farmaceutico esistente al mondo, ma questo per Catania non ha costituito una garanzia di sviluppo produttivo ed occupazionale. Dopo l’acquisizione di Wyeth, Pfizer a livello italiano (ed internazionale) ha dimesso stabilimenti e centri di ricerca, ha ridimensionato siti (in certi casi drasticamente così come è avvenuto per gli informatori scientifici del farmaco) e la propria forza lavoro.

La prosecuzione dell’esistenza dello stabilimento di Catania , così come quella di tutti gli altri siti sparsi nel mondo, è dipesa da una decisione presa nel chiuso di una stanza del quartier generale newyorkese della multinazionale.

L’acquisizione di Wyeth da parte del colosso della farmaceutica ha modificato la missione del sito, da produzione di farmaci coperti da brevetto a produzione di generici, cosa che implica una notevole riduzione dei costi di produzione. Già questo aveva determinato un vasto processo di riorganizzazione messo in atto dall’azienda che, grazie all’impegno ed alla determinazione delle organizzazioni sindacali di categoria e confederali, ha prodotto, in sede negoziale, soluzioni che hanno garantito il saldo occupazionale zero (con prospettive di un saldo positivo a breve termine).

E’ stato, infatti, necessario fare ricorso alla cassa integrazione straordinaria per 80 lavoratori garantendo loro il rientro sul posto di lavoro dopo la chiusura della cassa integrazione. Si tratta di un sacrificio fatto dai lavoratori per poter portare al traghettamento dell’azienda verso una nuova fase di espansione e finalizzato all’aumento della produttività dello stabilimento, senza la quale nessun futuro verrebbe ad essere garantito.

Ma se questo fine ultimo per le cose che diremo accadute ieri non dovessero rispondere alla visione suddetta, potremmo rimettere in discussione la utilità dello stesso strumento individuato. Infatti, lo scorso 1 febbraio 2011, l’azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali che il centro di ricerca di Catania sarà dimesso, e se non si trovasse l’acquirente definitivamente chiuso.

Il laboratorio, che vive all’interno del sito da sempre, è stato considerato storicamente come un fiore all’occhiello per lo stabilimento di Catania e per la sua valenza politica e per i finanziamenti da questo portati ed utilizzati al fine non solo del laboratorio ma dell’intero sito. Ribadiscono inoltre che lo stabilimento di Catania ha ancora in discussione il destino di un’altra importante divisione dell’Animal Health anch’essa insita ed organica all’unità dello stabilimento.

Pare evidente, dichiarano le organizzazioni sindacali di tutte le sigle: CGIL, CISL, UIL e UGL, di categoria e confederali, che assistiamo ad una vera azione di smantellamento dello stabilimento. Solo il mantenere intatto e unico l’intero stabilimento, permetterà al sito catanese di essere competitivo nei costi e nelle strategie.

Per questa ragione CGIL, CISL, UIL e UGL, di categoria e confederali, si dichiarano contrari e si batteranno affinché non si consumino cessioni di rami da’azienda che impoverirebbero la stabilità del sito portandone alla sua inevitabile chiusura; ed è per questo che chiedono all’azienda, all’associazione degli imprenditori alla quale essa è iscritta, alle istituzioni regionali e locali di aprire un confronto a tutto campo per garantire che a Catania questa importante e storica multinazionale del settore farmaceutico continui la sua missione mantenendo l’intero sito nella sua piena unità per garantirne prospettive produttive e occupazione.

Vogliamo certezze sul sito di Catania - Vogliamo che la ricerca non venga dismessa

“Per Pfizer impegno in ricerca vuol dire rispondere ai bisogni della società, anticipare le risposte e individuare soluzioni terapeutiche efficaci e sicure, con l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei pazienti.
È per questo motivo che Pfizer impiega molte delle sue risorse nel settore della ricerca e dello sviluppo, distinguendosi come l'azienda farmaceutica che più investe in ricerca e sviluppo, con circa 8 miliardi di dollari nel 2008”.
Questo è quanto recita il sito ufficiale di Pfizer Italia. Ma evidentemente questa vocazione alla ricerca è circoscritta solo a UK e USA. Nel resto del mondo essa non ha valore.
Riteniamo che la ricerca debba essere mantenuta in Sicilia, e che il Governo Regionale e quello Nazionale, debbano essere coinvolti per impedire che una risorsa ad alto contenuto biotecnologico, quale il centro di ricerca della Wyeth di Catania, non venga dismesso con un colpo di gomma. Il nostro territorio non può permettersi di ridurre il livello teconologico e di perdere le alte professionalità nel settore della ricerca. La posizione della Filctem CGIL è quella di creare un distretto chimico farmaceutico per legare saldamente al territorio le industrie che oggi vi operano. Questo partendo dal presupposto che la ricerca sia il vero volano dello sviluppo industriale.
Riteniamo inoltre che la cancellazione della ricerca a Catania,da parte di Pfizer, sia un problema oltre che produttivo ed industriale, anche sociale. Questa terra ha bisogno di sviluppo tecnologico, industriale, scientifico. Bisogna garantire una prospettiva di futuro non solo agli 80 lavoratori che lavorano nel centro di ricerca, ma anche un futuro di sviluppo per i giovani ricercatori.
Siamo convinti che la dismissione del centro ricerca, sia un preludio ad uno smantellamento su vasta scala dell’intero stabilimento di Catania.La nostra ipotesi è che se si affermerà questa logica, il prossimo passo sarà la dismissione dell’Animal Health che ad oggi non ha nessuna certezza che vada oltre la fine di quest’anno e che presto possano essere messe in atto esternalizzazioni di parti consistenti dello stabilimento. E per chi conosce lo stabilimento della Pfizer di Catania, sa bene che queste non sono ipotesi campate in aria ma che, purtroppo hanno un serio fondamento.
Possiamo solo opporci a questa logica basata solo su utili e profitti fatti da un manipolo di miliardari d’oltre oceano e noncurante degli effetti che scelte fatte sulla base di fredde considerazioni finanziarie si ripercuotano sui lavoratori e sul tessuto socio-economico del nostro territorio. PRETENDIAMO DI CONOSCERE IL REALE PIANO INDUSTRIALE COMPLESSIVO DELLA PFIZER, RIGUARDO IL SITO DI CATANIA CHE VADA OLTRE LE APPREZZABILI MA PARZIALI PREVISIONI DI SVILUPPO DELLA PRODUZIONE FARMACEUTICA.
La Filctem, insieme a tutta la CGIL ed insieme alle altre organizzazioni sindacali si impegnerà sino in fondo e lotterà con forza e determinazione per garantire che il centro di ricerca venga mantenuto a Catania e che lo stabilimento non venga spezzettato e dismesso step by step.

martedì 1 febbraio 2011

La Filctem CGIL ritiene inaccettabile la dismissione della ricerca da parte di Pfizer a Catania

Pochi giorni fa abbiamo celebrato il nostro Comitato Direttivo Provinciale in cui abbiamo messo in luce i gravi problemi del tessuto produttivo industriale della provincia di Catania. In occasione dell’iniziativa, è stato prodotto un dossier, presentato anche alla stampa, in cui tra le tante problematiche si affrontava il problema della farmaceutica catanese. Per quanto riguarda la Pfizer di Catania in particolare, il dossier recita testualmente: “pensiamo che, la strategicità e la competitività dello stabilimento della Pfizer di Catania si è mantenuta negli anni e si può continuare a mantenere, solo grazie alla natura composita e differenziata di questa fabbrica. In questa sono presenti ad oggi una divisione per farmaci iniettivi (antibiotici e non) ad uso umano, una per la produzione di principi attivi veterinari ed un centro di ricerca di eccellenza a livello europeo. È su questo punto che, a nostro avviso, il Piano Industriale della Pfizer di Catania presenta alcune “ombre”: infatti non riscontriamo certezze sul futuro di due divisioni su tre (Veterinaria e centro di ricerca): la FILCTEM di Catania ritiene che se venisse a mancare l'integrità del sito verrebbe a cadere la competitività dello stesso, mettendone seriamente in discussione le prospettive di esistenza.”
E’ di oggi l’informazione che Pfizer decide di vendere o addirittura di chiudere il centro di ricerca. E del resto ha già chiuso tutti quasi tutti i centri di ricerca acquisiti sul territorio nazionale. Le “ombre” di cui noi parlavamo si sono drammaticamente concretizzate. Ugo Cosentino, Presidente e AD di Pfizer Italia, una volta insediatosi in tale carica, rilasciò un’intervista in cui dichiarò, tra le altre cose, che per Pfizer la ricerca è un cardine importante anche a livello italiano. Ma i fatti smentiscono enormemente tali dichiarazioni.
La nostra posizione non può che essere assolutamente contraria alla cessione di qualsiasi ramo di azienda. Riteniamo che la ricerca sia un valore aggiunto. Senza la ricerca, lo stabilimento di Catania verrebbe a perdere un pilastro importante che in prospettiva mette in forse l’intera esistenza dello stabilimento. Riteniamo che la dismissione della ricerca ridurrebbe il sito ad una semplice officina farmaceutica che in qualsiasi momento potrebbe essere delocalizzata ovunque. Inoltre, si intravede un disegno di smantellamento graduale dello stabilimento: oggi la ricerca, domani l’Animal Healt, poi le esternalizzazioni di servizi di vario tipo… è la morte dello stabilimento.
La Pfizer è la seconda realtà industriale della provincia di Catania. Questo territorio non può permettersi la dismissione di questa realtà produttiva. Tutti devono fare la propria parte: la politica, le istituzioni, le parti sociali…
Noi di sicuro ci opporremo con tutti i mezzi allo smantellamento graduale del sito, coinvolgendo le istituzioni ai loro massimi livelli. L’integrità dello stabilimento della Pfizer di Catania non si tocca!!!