FILCTEM-CGIL

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martedì 30 settembre 2008

Precariato

Presentato alla Camera l'emendamento che azzera le norme del precedente esecutivo per contrastare la precarietà nel settore del pubblico impiego. Manifestazioni e proteste in tutta Italia, ma il ministro Brunetta si difende: un'operazione di chiarezza contro l'ambiguità avuta dal governo Prodi in materia

Lui lo definisce un "fare chiarezza" su quanto stabilito "ambiguamente" dal governo Prodi, loro, i 60mila interessati, lo vedono invece come il realizzarsi della catastrofe: la cancellazione di ogni speranza di un lavoro stabile dopo anni di tempo determinato e l'inizio della disoccupazione. Due prospettive diverse, così diverse da produrre un'opposizione radicale: da una parte il governo e il ministro Brunetta, dall'altra i precari del pubblico impiego, già mobilitati insieme alle rappresentanze sindacali in tutta Italia contro un provvedimento che fa carta straccia dei -seppur piccoli- passi avanti compiuti dal precedente esecutivo in tema di lotta alla precarietà. Al centro dello scontro, l'emendamento che azzera i processi di stabilizzazione dei precari della P.a. (enti di ricerca e università compresi) previsti nelle ultime due manovre economiche del governo di centrosinistra. Un emendamento che è stato presentato oggi alla Camera dei deputati e che accompagna il ddl 1441 (in iter di approvazione), ovvero il disegno di legge chiamato burocraticamente "Misure per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione".
In verità il ministro della Funzione pubblica, il crociato della lotta ai fannulloni del settore, lo aveva ripetutamente annunciato nelle settimane scorse, ma la sua presentazione di oggi alla Camera e l'ormai iniziato iter per l'approvazione della manovra economica che lo ratificherebbe, hanno impresso un'accelerazione alla mobilitazione del mondo dei precari contro la norma affinchè venga ritirata. Perché lo spiega il leader della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo: l'emendamento "modifica l'articolo 37 del ddl revocando le risorse destinate dalle precedenti finanziarie 2007-2008 alla stabilizzazione dei precari della P.a e prevedendo che, alla data di scadenza, i contratti non si possano rinnovare a tempo ma vanno sciolti". Una misura che già da sola sarebbe devastante per i tanti lavoratori pubblici, perché "porterebbe al licenziamento migliaia di persone e metterebbe in ginocchio il sistema pubblico di ricerca e università", ma che accompagnata alle altre decisioni prese dal governo rischia di diventare una bomba deflagrante nel settore dell'amministrazione pubblica. Spiega sempre Pantaleo che queste norme "unite a quelle che limitano a 3 anni la possibilità di lavorare con contratti flessibili non solo impediranno stabilizzazioni e assunzioni ma anche il mantenimento in servizio dei precari".
Cancellare il precariato cancellando i precari. Sembra questa la filosofia di sostegno della politica del governo in materia di lavoro contro cui già sono in atto forme di protesta: 500 precari dell'Isfol, 700 dell'Ispra, 400 dell'Invg e 317 dell'Istat (questi ultimi hanno fatto ritardare di dieci giorni l'uscita del tradizionale rapporto sull'occupazione pubblicato ogni tre mesi dall'istituto di rilevazione, che per altro segnala, oggi, come nel secondo trimestre 2008 il numero delle persone in cerca di lavoro è aumentato di 300mila unità, portando ad un tasso del 6,7%).
La mannaia che potrebbe abbattersi sulle migliaia di precari del pubblico impiego preoccupa anche il Pd. Cesare Damiano ha annunciato che il suo partito si "batterà per impedire che si vada in una direzione sbagliata, di maggiore disoccupazione e precarietà", paventando anche i numeri prodotti dall'emendamento confezionato da Brunetta: "se la norma passasse con gli emendamenti del governo - ha ammonito il viceministro ombra- significherebbe una perdita iniziale di almeno 60mila posti di lavoro". Un'idea dell'impatto che il provvedimento potrebbe avere l'ha data, per quanto riguarda Roma e provincia, il presidente Nicola Zingaretti: "l'emendamento -ha detto il presidente di Palazzo Valentini- colpirebbe circa 12mila precari del pubblico impiego ed oltre 6mila del comparto scuola, università e ricerca per un totale di 18mila lavoratori".
Cifre imponenti che spaventano se proiettate su tutto il territorio nazionale e di fronte a cui può poco la giustificazione del ministro, che oggi ha cercato di spiegare le ragioni della scelta. Secondo Brunetta infatti l'emendamento "mira a chiarire l'ambiguità delle disposizioni varate dal governo Prodi sulla cosiddetta stabilizzazione dei precari nella P.a." perché, sempre secondo il ministro, il precedente esecutivo "prevedeva in via del tutto teorica il processo di assunzione dei lavoratori precari", come dimostrerebbe il fatto che "nella finanziaria per il 2008 le risorse necessarie per una simile operazione erano irrisorie e non permettevano alcuna stabilizzazione". Meglio, dunque, procedere su altre strade: azzerare la possibilità di una lavoro finalmente a tempo indeterminato per migliaia di persone da anni appesa ad un filo e, per quanto riguarda invece le nuove assunzioni, avanzare la prospettiva del concorso riservato per una percentuale del 40% ai lavoratori impiegati nel settore con i contratti atipici. "Vi sono tantissimi giovani che hanno vinto un concorso pubblico e che per i reiterati blocchi delle assunzioni non possono essere assunti", si difende Brunetta, specificando che nel settore pubblico bisogna operare "senza corsie preferenziali e nel rispetto delle norme costituzionali". Tradotto in termini semplici: una guerra tra poveri che mette sul piede di guerra le rappresentanze sindacali scettiche anche sul tema delle nuove assunzioni prospettate dal governo. Il reclutamento previsto per il futuro attraverso il concorso non risolve infatti il problema, come spiega Pantaleo, perché "se non si fanno i concorsi si resta a terra e il decreto 112 prevede il blocco sostanziale del turnover perciò le assunzioni sono un puro miraggio".
Ma.Bo.
Aprile
29 settembre 2008, 18:23

Trattativa sui contratti

Epifani: "Esaurita la trattativa sui contratti"
Il leader sindacale boccia il documento di Confindustria: "Dobbiamo rilanciare la nostra piattaforma, continueremo a lavorare per l'unità"

"La trattativa con Confindustria ha esaurito il suo significato. Dobbiamo rilanciare la nostra piattaforma unitaria e chiedere formalmente l'allargamento del tavolo di confronto alle altre rappresentanze datoriali". E’ questo il passaggio più significativo della relazione del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, al Comitato direttivo dell'organizzazione di Corso d'Italia, riferito alla riforma del modello contrattuale. Il leader sindacale, alla vigilia del nuovo incontro tra Confindustria e sindacati, ha definito il documento presentato dagli industriali “non coerente” e “inadeguato”. Per Epifani è possibile ripartire solo se al centro della trattativa si riporterà la piattaforma unitaria di Cgil Cisl e Uil.
Il leader della Cgil ha spiegato che a questo punto è necessario allargare il tavolo di confronto: "Se non si fa così, arriveremmo al rischio di avere quattro o cinque modelli contrattuali secondo i settori, cosa che determinerebbe un dumping sociale molto grave, con la corsa alla tipologia contrattuale più conveniente, in una fase di profonde riorganizzazioni aziendali e settoriali profonde". A Cisl e Uil, infine, ha ricordato che "in ogni caso le trattative si fanno sulla base delle piattaforme presentate e non delle risposte della controparte a esse".
'Noi lavoriamo e continueremo a lavorare tenacemente all'unita' sindacale. Se si muove da sola, la Cgil lo fa perché, tentate tutte le strade possibili, considera necessario che ci sia chi si batte per le riforme, a favore dei precari, dei pensionati, delle categorie più deboli', ha continuato Epifani". “Non si possono fare insieme le piattaforme e poi dimenticarle o prenderne solo alcuni aspetti" ha aggiunto, ricordando che è sparito dal dibattito politico il tema delle detrazioni per salari e pensioni, mentre si insiste sulla detassazione degli straordinari che è "puro non senso in una fase di rallentamento del lavoro, di perdita di posti e di calo di ore di straordinario, come ha rilevato ieri l'Istat".
Rassegna Sindacale
30/09/2008 15:06
L'unità sindacale è un valore importante, ma "non si possono fare insieme le piattaforme e poi dimenticarle o prenderne solo alcuni aspetti". Epifani chiude la trattativa con Confindustria. E' gelo con Angeletti e Bonanni
"La trattativa con Confindustria ha esaurito il suo significato. Dobbiamo rilanciare la nostra piattaforma unitaria e chiedere formalmente l'allargamento del tavolo di confronto alle altre rappresentanze datoriali". Così, il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, spiega al direttivo come il negoziato sulla riforma del modello contrattuale in corso con viale dell'Astronomia sia da considerarsi concluso profilando un possibile ripartenza solo se al centro della trattativa si riportasse la piattaforma unitaria di Cgil Cisl e Uil e al tavolo sedesse anche il governo. "Non si possono fare insieme le piattaforme e poi dimenticarle o prenderne solo alcuni aspetti", ha osservato Epifani ricordando che è sparito dal dibattito politico il tema delle detrazioni per salari e pensioni mentre, allo stesso tempo, si insiste sulla detassazione degli straordinari che è "puro non senso in una fase di rallentamento del lavoro, di perdita di posti e di calo di ore di straordinario, come ha rilevato ieri l'Istat".
Il termine del 30 settembre entro cui doveva chiudersi la trattativa è appena passato, ma il documento presentato dagli industriali al tavolo del negoziato, che riprenderà domani mattina alle 9 in Via Veneto, è giudicato da Epifani "non coerente" alla piattaforma unitaria e quindi "inadeguato". Non allarga né innova la contrattazione di secondo livello ma sovraccarica di regole e norme il contratto nazionale, per di più tagliando il salario", aggiunge ancora il leader della Cgil ribadendo come "'le trattative si fanno sulla base delle piattaforme presentate e non delle risposte della controparte ad esse".
Per il sindacato, inoltre, "non è accettabile" la richiesta di depurazione dall'inflazione importata dell'indice previsionale sulla base del quale calcolare i futuri aumenti contrattuali proposta dagli industriali: "scarica sul lavoro gli effetti dell'inflazione importata e toglierebbe a imprese e governo la responsabilità di praticare politiche antinflazionistiche", aggiunge Epifani. Senza la presenza del governo e delle altre rappresentanze datoriali al tavolo della trattativa, il rischio per la Cgil, è di avere "quattro o cinque diversi modelli contrattuali a seconda dei settori, cosa che determinerebbe un dumping sociale molto grave con la corsa alla tipologia contrattuale più conveniente in una fase di riorganizzazioni aziendali e settoriali profonde". Infine, il leader della Cgil si è poi soffermato su alcuni aspetti che riguardano l'idea stessa di sindacato: "Per noi - ha precisato - la rappresentanza si esprime attraverso la contrattazione la cui funzione può essere integrata dalla gestione di servizi funzionale alla contrattazione stessa". Epifani ha aggiunto che se si allarga la gestione dei servizi a funzioni improprie, come prevede, ha ricordato il leader sindacale, il documento di Confindustria sui contratti, perderebbero ruolo categorie, Rsu e la rappresentanza finirebbe per esprimersi attraverso la gestione dei servizi."Questo aprirebbe problemi molto seri - ha concluso Epifani - ma vogliamo affrontare anche con il confronto con studiosi di ogni estrazione culturale il nodo di come si possa riformulare un'idea di unità partendo da concezioni non coincidenti sulla natura stessa del sindacato, delle sue funzioni, degli strumenti che utilizza".
Non commenta Luigi Angeletti, che comunque ritiene il confronto di domani "un appuntamento importante, un punto di svolta". Immediata, al contrario, la replica del leader della Cisl, Raffaele Bonanni: "La posizione di Epifani non ha senso: va cercando scuse per non dare senso a un lavoro lungo e unitario fatto". Già in mattinata, il leader della Cisl aveva invitato alla "responsabilità e la misura" ribadendo come " tutti si aspettano un nuovo modello contrattuale che deve servire a dare fiducia a relazioni nuove ma anche a sopportare una situazione economica che, molti lo dimenticano, è pessima. Ogni decisione in materia economica deve fare riferimento alla consapevolezza che l'economia mondiale va male e quella italiana va ancora peggio, è più fragile delle altre e può subire dei tracolli davvero importanti". In questo quadro economico, aveva aggiunto Bonanni, "occorre realismo e non inseguire strade velleitarie". Una posizione condivisa dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. La Cgil "non si fermi davanti ai veti interni - ha detto Marcegaglia - La trattativa è difficile, noi però continuiamo a pensare che non prendere un'opportunità così importante di portare il salario a livello aziendale dove, grazie alla detassazione, vale il 20 per cento in più rispetto a quello nazionale, e non dare una risposta forte in termini di innovazione sulle relazioni industriali in un momento così drammatico dell'economia, sarebbe veramente assurdo". C'è chi lavora per l'unità sindacale a favore dei lavoratori e chi l'unità la vorrebbe piuttosto assoggettare alle scelte della Confindustria. La strada è in salita e nel percorrerla, la Cgil di Epifani si trova, dunque, a camminare da sola.
Ida Rotano,
Aprile
30 settembre 2008

Contratti, no di Epifani alle imprese"Trattativa ormai senza significato"
Il leader della Cgil respinge la proposta delle imprese"Ripartire dalla nostra piattaforma e allargare il tavolo"

Guglielmo EpifaniROMA - Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, respinge in modo netto la proposta delle imprese sui contratti. "La trattativa con Confindustria ha esaurito il suo significato - dice nella sua relazione al direttivo dell'organizzazione - Dobbiamo rilanciare la nostra piattaforma unitaria e chiedere formalmente l'allargamento del tavolo di confronto alle altre rappresentanze datoriali". Epifani ha dunque bocciato il documento proposto dalle imprese, definito "non coerente" rispetto alla piattaforma sindacale unitaria e, quindi, "inadeguato" in quanto non allarga né innova la contrattazione di secondo livello, ma - ha spiegato il leader della Cgil - sovraccarica di regole e norme il contratto nazionale. Epifani, rivolgendosi indirettamente a Cisl e Uil, ha ricordato che "in ogni caso le trattative si fanno sulla base delle piattaforme presentate e non delle risposte della controparte ad esse". Il leader della Cgil ha aggiunto che a questo punto è necessario allargare il tavolo di confronto perché "se non si fa così - ha proseguito - arriveremmo al rischio di avere quattro o cinque modelli contrattuali a secondo dei settori, cosa che determinerebbe un dumping sociale molto grave con la corsa alla tipologia contrattuale più conveniente, in una fase di riorganizzazioni aziendali e settoriali profonde". Sulla proposta di Epifani, riferiscono fonti di Corso d'Italia, il direttivo voterà stasera un documento. Il leader sindacale ha anche ribadito che "non è accettabile" scaricare sul lavoro gli effetti dell'inflazione importata, cosa che toglierebbe a imprese e governo la responsabilità di praticare politiche antinflazionistiche.
La Repubblica
(30 settembre 2008)

La citazione


Giorno 13 al teatro greco di Taormina, c'è stato il concerto di Francesco Guccini di cui sono un estimatore.

Consentitemi di citare, a titolo assolutamente personale, alcuni versi della canzone Cyrano:

Io sono solo un povero cadetto di Guascogna, però non la sopporto la gente che non sogna. Gli orpelli? L'arrivismo? All' amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco, io non perdono, non perdono e tocco! Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti, venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false che avete spesso fatto del qualunquismo un arte, coraggio liberisti, buttate giù le carte tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel paese.

G. Romeo Con dedica

domenica 28 settembre 2008

La Cgil mette il governo nell'angolo

Il sindacato in piazza

Per il sindacato sono scese in piazza "un milione di persone". Chiedono un'altra economia e un'altra idea di società. Messaggio forte e chiaro: "il monologo di Berlusconi è finito"

Non c'è niente da fare: quando l'organizzazione sociale più radicata nel nostro Paese si muove, tutti alla fine devono fare i conti con cifre a tre o più zeri. E' andata così anche questa volta, anche questo sabato 27 settembre in cui la Cgil ha portato "i diritti in piazza" (questo il logo dell'iniziativa). A metà giornata, quando ancora mancavano le importanti iniziative del pomeriggio (Milano su tutte, ma anche la Sardegna), l'ufficio stampa della Cgil aveva diramato una nota che evidenziava l'"altissima partecipazione di lavoratori, giovani e pensionati alle iniziative di mobilitazione". Poi sono arrivate anche le cifre di Milano: 15 mila persone in piazzetta San Carlo, e poi quelle di Pesaro (1500) e di Gela (5 mila). E alla fine della giornata in confederazione si parla di un milione di persone in piazza.
Insomma l'Italia si è un po' tinta di rosso, grazie alle bandiere del sindacato. E non succedeva da un bel po'. Dovendo fare un titolo giornalistico potremmo scrivere: "Autunno caldo, capitolo uno". O, ancora meglio: "La Cgil esce dall'angolo", alludendo a come nel giro di pochi giorni si sia capovolta la situazione, con un nuovo e migliore accordo siglato per l'Alitalia anche grazie alla capacità negoziale della confederazione di Corso d'Italia, e appunto con le manifestazioni di oggi. La Cgil esce dall'angolo e nell'angolo ci mette il governo, e (come ha scandito Guglielmo Epifani durante il suo comizio romano) manda un messaggio forte e chiaro a Berlusconi, Tremonti, Sacconi, Brunetta (per inciso fischiatissimo) & co: è tempo di svegliarsi, di cambiare, perché lavoratori e pensionati "non possono più aspettare". In altri articoli pubblicati da Rassegna Sindacale nel suo numero speciale e riportati sul nostro sito (vedi l'area "correlati"), i dirigenti della confederazione spiegano i motivi della mobilitazione, la difficilissima partita che si apre col governo su temi nevralgici che riguardano la vita di tutti noi (mercato del lavoro, scuola, mezzogiorno e via elencando). Invitiamo tutti a leggerli, per capire cosa sta succedendo in Italia.
E così, mentre Berlusconi si rilassa e cura la sciatica in un esclusivo resort umbro, molti italiani che lavorano hanno sacrificato un sabato di festa per dire al Cavaliere, ma anche a questo Paese molto distratto e intorpidito, che c'è un fronte, c'è un argine, c'è un'altra idea di società in campo. Le cifre sulle 150 piazze sono alte e rassicuranti: in 50 mila nella sola Emilia Romagna con 20 mila persone a Bologna. Per le vie di Napoli hanno sfilato in corteo 30 mila persone, 20 mila al corteo di Palermo e sempre in Sicilia 6 mila alla manifestazione di Catania e 4 mila a quella di Messina. A Roma in 15 mila hanno seguito a Piazza Farnese il comizio di Guglielmo Epifani. A Genova da questa mattina in 10 mila hanno aderito alla manifestazione di piazza Caricamento, mentre a La Spezia sono in 5 mila. "In pieno svolgimento - informa ancora la Cgil - anche le manifestazioni nelle piazze dei nove capoluoghi della Toscana dove complessivamente partecipano circa 20 mila lavoratori. Di rilievo la partecipazione a Reggio Emilia dove sono scesi in piazza in 5mila. In Puglia, a Bari oltre 3 mila lavoratori e 5 mila a Taranto. Grande la partecipazione anche in Basilicata, dove a Potenza stanno manifestando in 3 mila. In Umbria a Perugia si contano circa 3mila lavoratori".
Siccome ognuna di queste 150 piazze ha la sua importanza, e i suoi fatti e le sue parole da raccontare, rimandiamo i lettori al nostro notiziario della giornata per saperne di più. Solo un breve excursus sul comizio romano di Epifani, per ricordare che il segretario generale ha chiesto una svolta nella politica economica dell'esecutivo, annunciando lo sciopero generale della scuola pubblica se il ministro Gelmini non si fermerà, e richiamando tutti alla difesa del pubblico impiego, dei salari, dell’informazione. Con un forte richiamo ai valori della Costituzione. Nella piazza storica della capitale lo ascoltavano in 15 mila: “La nostra parola d’ordine – ha ricordato Epifani – è chiedere una svolta della politica economica. Il governo si deve svegliare, e deve capire quello che succede nel paese, con una gravissima crisi dell’occupazione e quella dei salari. Sono questi i problemi fondamentali delle famiglie italiane, e su questo non ci risulta nessuna azione” da parte dell’esecutivo.
Nel corso di questo 27 settembre sono state pronunciate molte analisi importanti da parte dei dirigenti sindacali. Ma forse la cosa più lucida e intelligente è stata detta a Palermo, dal segretario generale della Cgil Sicilia Italo Tripi: "Il monologo del governo Berlusconi è finito". E' proprio così. La Cgil ha parlato. Adesso si attendono altre voci.


27/09/2008 15:10

Cgil in piazza, cortei e manifestazioni in Sicilia

Da Palermo a Catania, da Gela a Vittoria, da Agrigento a Messina: anche in Sicilia la Cgil porta in piazza migliaia di persone per protestare contro la politica del governo Berlusconi. Per denunciare "il disagio crescente che vive l'Isola" e contro "una manovra economica nazionale che rischia di affossare ancora di piu' l'isola". Secondo i dati Cgil sono 15 mila gli occupati in meno nell'isola (elaborazioni Cerdfos) tra il primo trimestre 2007 e il primo trimestre 2008; 19 mila donne che hanno perso il lavoro nell'ultimo anno, il tasso di disoccupazione nuovamente in salita (15,3% da 14%), e 25 mila persone in piu' a cercare occupazione. Quanto ai settori produttivi, il valore aggiunto dell'industria e' calato tra il 2000 e il 2006 del 10,2% e anche l'agricoltura accusa una flessione (-1%). "Le grandi industrie non investono piu', come dimostra Stm oppure la Fiat che ha annunciato altre due settimane di cassa integrazione - spiega Italo Tripi, segretario generale della Cgil Sicilia - mentre i lavoratori con contratto sono appena il 40%, cosa che la dice lunga sul rispetto dei diritti e la legalita' del lavoro nella nostra regione". "Mentre la quota di famiglie nella soglia della poverta' relativa e' lievitata fino a quasi il 50% - prosegue Tripi - assistiamo alla perdita costante di occupati e l'apparato industriale e produttivo e' sempre piu' in crisi viene varata una manovra che ridurra' ancora di piu' il potere d'acquisto di salari e pensioni, i diritti dei lavoratori e indebolira' il sistema complessivo dello stato sociale". A questo, "si aggiunge il fatto che i tagli sulla scuola saranno concentrati principalmente nel Mezzogiorno, mentre altre misure come quella sull'Ici sono state fatte a spese della nostra regione e della Calabria".
Così la protesta: a Palermo corteo da piazza Croci a piazza Verdi, a Catania, manifestazione in piazza Duomo, a Messina appuntamento in piazza Cairoli, ad Agrigentoin piazza Porta di Ponte, a Vittoria alla Fiera Emaia, a Siracusa in piazza Pancali, a Trapani in piazza Vittorio Veneto, a Caltagirone in viale Autonomia, a Enna in piazza Vittorio Emanuele; e, ancora, a Gela concentramento alle 17.30 in piazza Umberto I e a Modica alle 18 nell'area ex Antoniano.
27/09/2008 10:42

«Il Paese e la città sull’orlo del disastro»

Circa cinquemila persone hanno risposto all’appello della Cgil partecipando alla manifestazione "Diritti in piazza" e protestando per quattro ore per esprimere il loro dissenso alle scelte del governo Berlusconi e per sottolineare che "la crisi finanziaria del Comune, ormai palesemente conclamata dopo anni di governo del centrodestra, sta determinando la scomparsa dei servizi, l’aumento esponenziale delle tasse, la svendita del patrimonio immobiliare, una crisi occupazionale e salariale senza precedenti". "Catania è al buio e sommersa dai rifiuti. In piazzaper contrastare la crisi e fermare il declino" è stato lo slogan dell’iniziativa tenutasi in piazza Università.Folto il gruppo degli insegnanti che per hanno rivendicato il diritto ad una scuola pubblica, e chevalorizzi il sistema della conoscenza, senza dimenticare il "nodo" più doloroso: quello dei precari. Soltanto a Catania, secondo la Cgil, quest’anno si perdono 650 posti di cui 241 per il sostegno; perdite che saliranno a quota 1446 l’anno prossimo. "Il Governo nazionale - dice il segretario generale della Camera del lavoro Francesco Battiato - non tiene conto dei risvolti che le sue scelte possono avere sulla vita sociale degli italiani. Il potere di acquisto degli stipendi e delle pensioni è ridotto, ridotti sono i diritti sul mercato del lavoro, gli orari e le contrattazioni. Siamo di fonte a scelte che tagliano le risorse per la sanità, gli investimenti e le infrastrutture, penalizzando così anche il Sud. I catanesi, poi, si ritrovano un Comune sull’orlo del dissesto finanziario, una Provincia in crisi, una Regione che arranca e conquista le pagine dei giornali per le continue clientele della classe politica di governo. Catania rappresenta oramai uno spazio aperto per l’illegalità diffusa e si trova agli ultimi posti per la qualità della vita, senza contare che si stanno ponendo le basi della scomparsa dell’industria»
La sicilia 28 settembre

Successo della mobilitazione della CGIL

Successo della mobilitazione della Cgil contro la politica economica del governo Berlusconi. Centocinquanta le piazze coinvolte in tutta Italia, a Roma il discorso di Epifani. Il segretario ha toccato i temi della scuola (minacciando la sciopero generale), della pubblica amministrazione, della crisi economica e della riforma del sistema contrattuale. E ha rivendicato un ruolo chiave nella trattativa su Alitalia.

E' stata un successo la prima mobilitazione della Cgil contro la politica economica del governo Berlusconi. I primi dati, diffusi dal sindacato, parlano di una risposta positiva nei grandi centri: trentamila manifestanti a Milano e a Napoli, ventimila a Palermo, diecimila a Genova. Si tratta ovviamente di numeri parziali, visto che l'iniziativa "Diritti in piazza" ha toccato 150 piazze sparse in tutta la penisola e prosegue nel pomeriggio. L'epicentro della mobilitazione è la romana piazza Farnese, dove in mattinata, davanti a quindicimila persone, ha parlato il segretario generale Guglielmo Epifani. Il discorso del leader della Cgil è capitato in un momento cruciale, a poche ore dall'esito positivo della trattativa su Alitalia (in cui il suo sindacato ha giocato un ruolo chiave) e nel pieno della battaglia sulla riforma del sistema contrattuale. In questa partita, la Cgil si è schierata decisamente contro la Confindustria, al contrario di Cisl e UIl che appaiono più orientate a sostenere la piattaforma presentata dall'associazione degli industriali, che sterza decisamente verso la contrattazione di secondo livello a discapito del modello nazionale.
ALITALIA - Non ha proprio resistito, Epifani, e il sassolino dalla scarpa se l'è tolto prima di salire sul palco, con i giornalisti. Dopo giorni di attacchi, condotti soprattutto dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, la vicenda della compagnia di bandiera si avvia a concludersi positivamente. A sbloccare tutto è stato il suo sì, subordinato alla garanzia di maggiori tutele per i precari e gli stipendi più bassi: solo allora la Compagnia aerea italiana si è rifatta avanti. Lo sfogo: "Hanno cercato di mettere la Cgil all'angolo ma non ci sono riusciti". Adesso Epifani si aspetta qualcosa di più, qualcosa che giudica legittimo: "Che chi più ha inveito contro di noi alla fine riconosca la nostra azione. Sarebbe un atto di onestà". Il messaggio, evidentemente, è rivolto anzitutto a Sacconi, il ministro che, quando la cordata sembrava aver rinunciato all'offerta, già dava la colpa al sindacato di Corso Italia e alla sua opposizione alla versione iniziale del piano Fenice. Ma la Cgil, dice il segretario generale, "in una situazione di quasi fallimento, ha dimostrato un atto di responsabilità e di salvaguardia della dignità dei lavoratori". Più tardi, dal palco, avrebbe criticato la latitanza di Gianni Alemanno dal tavolo delle trattative: "Avrei voluto un ruolo più deciso da parte del sindaco di Roma. Che si fosse battuto con più forza e invece non l'ho visto". Eppure, a pagare di più il fallimento di Alitalia sarebbe stata la città che amministra, visto che l'indotto dell'aeroporto di Fiumicino rappresenta uno dei bacini di occupazione più importanti della capitale.
SCUOLA - Presa di mira subito, all'inizio dell'intervento, la politica del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Epifani ha detto, con decisione: "E' chiaro, io spero che ci andremo unitariamente, ma se anche così non fosse, se le cose non cambiano andremo allo sciopero generale di tutta la scuola". L'astensione avrebbe lo scopo di "contrastare le politiche dei tagli e la controriforma del governo". L'esecutivo porta avanti una politica sulla scuola che è sbagliata, a partire dalla filosofia che la ispira. "Come si fa - si chiede il leader della Cgil - a dire che i bambini meno stanno a scuola e più imparano? Capirei per i liceali e per gli universitari ma in quale testo di pedagogia e' stato prelevato questo concetto? E' questa la funzione della scuola primaria? Perché distruggerla?". Già, perché ora come ora "paghiamo di più per avere di meno e favorire la sanità e la scuola privata".
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE - Al ministro Renato Brunetta Epifani chiede anzitutto rispetto: "Deve avere rispetto per i suoi interlocutori, per le organizzazioni dei lavoratori perché, non sono mance quelle che i lavoratori chiedono ma diritti e contratti". E poi, si chiede il segretario , "cos'è questa idea di Brunetta di voler dare i soldi da solo, come dice lui? Vuole fare nello stesso tempo sia il ministro sia il sindacalista?". Sulla sanità, invito accorato al governo: "O dai alla Regione Lazio ciò che hai pattuito sul ripiano del deficit della sanità, perché sono cinque i miliardi di euro che mancano all'appello, oppure qui nel Lazio la situazione precipita".
EMERGENZA ECONOMICA - Il segretario generale della Cgil si appella a Palazzo Chigi, perché metta in campo un radicale mutamento delle politiche fiscali e sociali: "Governo svegliati, perché il Paese sta perdendo colpi e l'occupazione sta andando indietro". Due i punti critici: "Occupazione e crisi industriale". Epifani ricorda che "con questa inflazione, a parità di salario, un lavoratore dipendente pagherà quest'anno 300 euro in più di imposta Irpef. Altro che abbassare le tasse, qui pensionati e lavoratori pagano più tasse dello scorso anno. Cosa aspetta il governo a dare una risposta? Perché non restituisce il drenaggio fiscale e aumenta il potere d'acquisto dei salari?". Certo, aggiunge Epifani, possono ancora dire "abbiamo detassato gli straordinari. Ma che risposta è questa quando nella realtà le persone perdono il posto di lavoro e vanno in cassa integrazione? Che politica industriale è? Che politica sociale è?". Oggi "chi sta peggio paga più tasse mentre coloro che stanno meglio continuano a fare sempre meglio".
CONTRATTI - Conclusa la battaglia su Alitalia, è appena cominciata la trattativa con Confindustria per la riforma del sistema contrattuale. Dal palco Epifani torna a puntare il dito contro la proposta dell'associazione di Emma Marcegaglia perché, dice, determinerebbe per i lavoratori una perdita di salario reale dello 0,5% l'anno, che equivale all'8% in 15 anni.Il leader della Cgil annuncia che "un accordo adesso è più difficile". Il documento di Confindustria, aggiunge, "per noi proprio non va bene, gli ultimatum si sono rivelati fino ad ora inefficaci" . L'opposizione è motivata così: "E' un documento un po' pieno di sanzioni e di divieti, un documento che potremo definire con una parola forte un po' sovietico. Io ho sempre immaginato diritti e doveri nella contrattazione", mentre adottando la proposta di Confindustria sulla base dell'inflazione programmata "il risultato sarebbe stato che i lavoratori avrebbero perso di più di oggi, mentre per noi devono guadagnare di più. Siamo d'accordo su tutto - conclude Epifani - purché il risultato finale sia di segno più per tutti. Altrimenti la riforma dei contratti non funziona".

venerdì 26 settembre 2008

DIRITTI IN PIAZZA


Con la giornata di domani il primo sindacato italiano dà l'avvio alla mobilitazione contro le scelte governative come prima tappa verso l'apertura di una trattativa sui temi della politica economica, sociale e fiscale




Con 45 manifestazioni, 16 comizi, 59 presidi, 18 iniziative tra gazebo, volantinaggi e incontri e 7 sit-in si articolerà "Diritti in piazza" l'iniziativa territoriale della Cgil che coinvolgerà domani 27 settembre oltre 150 piazze in tutte le regioni. "Lo scopo di questa iniziativa è dire che c'è una grande emergenza sul terreno dell'occupazione - ha affermato il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani - e che la condizione del reddito dei dipendenti e dei pensionati, di fronte all'inflazione e alla mancanza di interventi sui prezzi, sta diventando molto pesante". Una manifestazione che nasce dal malessere diffuso nel paese a causa delle scelte economiche, sociali e fiscali dell'esecutivo che rischiano di aggravare la pesante crisi economica in atto. Ma anche una data che non rimane unica poiché segna solo l'inizio di una mobilitazione "che non si fermerà se il Governo non darà delle risposte positive" ha aggiunto Epifani. Domani saranno chiamati a manifestare tutti i cittadini, i lavoratori, i giovani, i precari, i pensionati che non accettano le scelte del governo Berlusconi. In ballo c'è la riduzione del potere di acquisto di salari e pensioni e il peggioramento delle condizioni di lavoro, il taglio delle retribuzioni al pubblico impiego e lo stravolgimento della scuola pubblica a scapito di una istruzione di qualità; la cancellazione de facto della sede di contrattazione e l'aumento del rischio salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, a cui si aggiungono le pesanti decurtazioni a welfare e sanità, mentre il taglio degli investimenti e delle infrastrutture penalizza il Sud e l'occupazione accentuando le disuguaglianze nel paese e bloccando lo sviluppo. Una manifestazione, questa del 27, che vuole anche rispondere al clima politico e sociale sempre più pesante che negli ultimi tempi grava sulla società. Due esempi su tutti: a Genova, come annunciato dal segretario confederale Cgil, Enrico Panini, ci sarà la deposizione di una corona al sacrario dei caduti della Resistenza come "segnale significativo contro recenti e inaccettabili dichiarazioni", mentre a Vicenza si discuterà sulla base Usa in previsione della consultazione popolare del 5 ottobre. Per coloro che non potranno recarsi nelle piazze o che vorranno avere uno sguardo d'insieme della giornata la Cgil ha organizzato una finestra aperta sul territorio attraverso un restyling del sito web, che per tutta la giornata di domani seguirà gli avvenimenti trasmettendo notizie, interviste, foto e video delle varie iniziative. Dalle 00:01 alle 09:15 il sito trasmetterà filmati di repertorio, video, manifesti e volantini; alle ore 10:00 ci sarà il primo collegamento da Piazza Farnese a Roma, dove a mezzogiorno parlerà Guglielmo Epifani, realizzato con il contributo di RadioArticolo1 che manterrà il ponte con gli ascoltatori da tantissime piazze. Tra gli interventi previsti sono da segnalare quello del segretario confederale Fulvio Fammoni a Milano in Piazza Garibaldi, mentre a Vicenza interverrà Enrico Panini. Susanna Camusso sarà a Ravenna e il segretario della Fiom, Gianni Rinaldini, parlerà a Reggio Emilia. A Terni interverrà Paola Modica Agnello, segretaria confederale, mentre a Campobasso ci sarà Morena Piccinini, della segreteria nazionale. Ancora, a Pesaro in Piazza Lazzarini, ci sarà Walter Schiavella, neo eletto segretario generale della Fillea, a Perugia in Piazza della Repubblica interverrà la segretaria generale della Flai, Stefania Crogi. A Napoli parlerà Fabrizio Solari e a Potenza Vera Laconica, segretaria confederale; a Matera interverrà Filomena Trizio, segretaria generale del Nidil, mentre Mimmo Pantaleo, segretario della Flc sarà a Brindisi. Emilio Miceli segretario generale della Slc si troverà a Taranto e infine a Palermo interverrà Carlo Podda, segretario generale della Fp. Tra le adesioni, quelle delle associazioni dei consumatori Federconsumatori e Adusbef mobilitate soprattutto sul tema del carovita, che nell' evidenziare come "I costanti aumenti di prezzi e tariffe che si susseguono incessantemente dal 2002 aggravano fortemente la situazione" invitano tutti i cittadini a partecipare alle iniziative nelle varie città per dare "una scossa" alle politiche di governo, mentre dalla politica è arrivata l'adesione di Sinistra Democratica. Anche il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ha aderito alla iniziativa con una lettera indirizzata al segretario della Cgil in cui dichiara "E' un momento difficile per i lavoratori, i pensionati, i giovani del nostro Paese. Condivido, quindi, la piattaforma rivendicativa della manifestazione 'Diritti in piazza' ed esprimo alla Cgil la mia vicinanza per una iniziativa che si propone di portare al centro dell'azione sindacale, la salvaguardia del potere d'acquisto dei salari, la lotta alla precarietà, la sicurezza nei luoghi di lavoro, la tutela del welfare''.



SABATO ORE 09.00 PIAZZA UNIVERSITA' CATANIA