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mercoledì 26 agosto 2009

Dopo l'aut aut di Sacconi la CGIL ricorda le ragioni del NO all'accordo separato

Un modello che non allarga la contrattazione e non aumenta il potere d'acquisto

Dopo l’aut aut imposto dal ministro del Lavoro, ovvero rinnovare i contratti secondo il nuovo e separato modello contrattuale o altrimenti salteranno gli sgravi sul secondo livello, vale la pena ricordare le ragioni di merito che hanno indotto la CGIL a non firmare la riforma contrattuale lo scorso 22 gennaio a Palazzo Chigi così come, logica conseguenza, l’intesa applicativa dell’accordo quadro sancita il 15 aprile. Il nuovo modello contrattuale, come sostenuto più volte dalla CGIL, non allarga la contrattazione ma, al contrario, la riduce. L’accordo separato conferma i due livelli, ovvero il contratto collettivo nazionale di lavoro e la contrattazione di secondo livello, ma si evince che, riguardo al secondo livello, ci si limiterà alla “attuale prassi”, cioè quella stabilita negli accordi del 1993. Non c'è quindi alcun concreto allargamento della contrattazione, il che prefigura un modello rigido senza alcun punto di innovazione. Inoltre, non solo la contrattazione di secondo livello coinvolge pochi lavoratori, circa il 25%, ma soprattutto in tempi di crisi quest'ultima diminuisce, non di certo aumenta. Quanto all’aumento contrattuale, questo deriverà dall’IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi dell’Unione) depurato dai prodotti energetici e la verifica su eventuali scostamenti si fa sempre rispetto all’inflazione depurata. Un modo per non recuperare mai l’inflazione effettiva. Il valore punto, o la base di calcolo, su cui misurare la tutela del potere d’acquisto nei contratti viene ridotto e che determinerà una perdita strutturale e definitiva. Il solo utilizzo di un valore punto basato sui minimi tabellari (mediamente 15,74 euro) e, pertanto, tra il 10% e il 30% più basso del valore punto attualmente adottato dalle categorie (mediamente 18 euro).Il soggetto terzo deputato a calcolare il nuovo metro inflattivo, cioè l’Ipca, è l’ISAE (l'Istituto di studi e analisi economica) che è un ente pubblico di ricerca legato al Ministero del Tesoro e per questo non corrisponde a caratteristiche di imparzialità nella contrattazione. Infine, nel testo dell’accordo separato si prevede la possibilità di deroghe sia per crisi che per sviluppo ai contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria. Un aspetto che rischia di diventare un punto di riferimento obbligato per le scelte contrattuali. Una cosa sarebbe ipotizzare, limitatamente ai casi di crisi aziendale, forme positive di intervento, altra è prevedere una derogabilità dal contratto nazionale che può scatenare una competizione sleale tra le imprese e al ribasso per i lavoratori.
Tratto da www.cgil.it 26 agosto 2009

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