Ieri, mentre a Catania le parti si incontravano presso l’Ufficio Provinciale del Lavoro, così come richiesto dalla legge e per chiedere un rinvio, l’AD Ugo Casentino, faceva pervenire l’ennesima mail a tutto il personale, in cui venivano annunciati ulteriori “sacrifici” nei confronti dei colleghi di Aprilia.
Su ciò vale la pena fare subito una considerazione: da quando Pfizer ha acquistato Wyeth, non facciamo altro che parlare di esuberi, dismissioni di centri di ricerca, cessione di stabilimenti produttivi, sfoltimento di personale… e purtroppo sappiamo bene che non è finita qui. Non è finita qui a Catania, né ad Aprilia, né ad Ascoli…
Come abbiamo detto da due anni a questa parte, Pfizer adotta la politica del carciofo, eliminando le foglie una alla volta. Alla fine cosa rimarra?
La procedura aperta a Catania e quella di Aprilia, devono servirci da monito affinché nessuno si senta al sicuro nei confronti delle politiche ultraliberiste di questa multinazionale. Da tempo a Catania si parla della terziarizzazione dei magazzini. Cosa succede ad Aprilia? Mettono mano alla terziarizzazione dei magazzini… Una foglia la tolgo dal carciofo Etneo ed una da quello Pontino…
E altre foglie potrebbero essere ben presto strappate. Una a caso: già si vocifera (fuori dallo stabilimento siciliano) di soluzioni negative riguardanti i lavoratori di Catania impiegati nelle produzioni veterinarie. Niente di nuovo, purtroppo… le nostre analisi ci portavano a questi risultati già da tempo. E purtroppo non cisiamo sbagliati neppure su di un punto.
Se l’azienda già sa di eventuali ripercussioni negative sul campo occupazionale a Catania, in seguito alla dismissione (spin off, vendita o qualunque cosa essa sia) su scala planetaria dell’Animal Health, ha il dovere morale di informare subito le OO SS ed i lavoratori di quanto potrebbe accadere a breve. Riteniamo che in tal caso si dovrebbe iniziare ad affrontare il ragionamento di come riconvertire gli impianti, coinvolgendo la politica e le istituzioni così come abbiamo fatto con Cesame e Myrmex (fatte salve le peculiarità delle due diverse situazioni nei confronti di Animal Health). Anche in questo caso bisognerà trovare soluzioni che tutelino l’occupazione e che garantiscano nuove prospettive di sviluppo del nostro territorio.
Per tutti questi motivi, e non solo per questi, la FILCTEM CGIL, nella vertenza sugli 84 esuberi dichiarati dall’azienda, continua a sostenere il mantenimento del saldo occupazionale: nessun lavoratore dovrà essere espulso in modo coatto dal ciclo produttivo. Noi in qualità di portatori di interessi nei confronti dei lavoratori ribadiamo che la nostra posizione è questa e che continueremo a discutere di tutte le ipotesi possibili fatti salvi due paletti: la volontarietà e l’applicazione di eventuali demansionamenti senza riduzione del livello contrattuale acquisito. Senza questi elementi non firmeremo alcun accordo. Poi l’Azienda si dovrà assumere la responsabilità del mancato accordo e di tutte le conseguenze sociali e sindacali che ciò implicherà.
Ma su questo attendiamo una risposta aziendale alla piattaforma negoziale sindacale.
Consentiteci, infine, di fare una considerazione: finalmente, ieri, oltre alle solite dichiarazioni di “rammarico” e di dispiacere per una scelta “necessaria” (ovviamente i licenziamenti), si sono “sentite” le voci di lavoratrici e lavoratori che con dignità, hanno chiesto all’azienda: “ma davvero il mio stipendio può salvare le sorti dello stabilimento?”. Noi che abbiamo l’obbligo di fare sintesi di ampio respiro, traduciamo quelle richieste nel modo seguente: ma possiamo continuare ad essere sempre e solo i lavoratori a fare sacrifici? Ed a cosa servono i milioni di euro di investimenti se anziché favorire l’occupazione la riducono?
E poi per cosa fare sacrifici? Per un futuro occupazionale per nulla garantito? Scusate, ma abbiamo il diritto ed il dovere di essere indignati.
Su ciò vale la pena fare subito una considerazione: da quando Pfizer ha acquistato Wyeth, non facciamo altro che parlare di esuberi, dismissioni di centri di ricerca, cessione di stabilimenti produttivi, sfoltimento di personale… e purtroppo sappiamo bene che non è finita qui. Non è finita qui a Catania, né ad Aprilia, né ad Ascoli…
Come abbiamo detto da due anni a questa parte, Pfizer adotta la politica del carciofo, eliminando le foglie una alla volta. Alla fine cosa rimarra?
La procedura aperta a Catania e quella di Aprilia, devono servirci da monito affinché nessuno si senta al sicuro nei confronti delle politiche ultraliberiste di questa multinazionale. Da tempo a Catania si parla della terziarizzazione dei magazzini. Cosa succede ad Aprilia? Mettono mano alla terziarizzazione dei magazzini… Una foglia la tolgo dal carciofo Etneo ed una da quello Pontino…
E altre foglie potrebbero essere ben presto strappate. Una a caso: già si vocifera (fuori dallo stabilimento siciliano) di soluzioni negative riguardanti i lavoratori di Catania impiegati nelle produzioni veterinarie. Niente di nuovo, purtroppo… le nostre analisi ci portavano a questi risultati già da tempo. E purtroppo non cisiamo sbagliati neppure su di un punto.
Se l’azienda già sa di eventuali ripercussioni negative sul campo occupazionale a Catania, in seguito alla dismissione (spin off, vendita o qualunque cosa essa sia) su scala planetaria dell’Animal Health, ha il dovere morale di informare subito le OO SS ed i lavoratori di quanto potrebbe accadere a breve. Riteniamo che in tal caso si dovrebbe iniziare ad affrontare il ragionamento di come riconvertire gli impianti, coinvolgendo la politica e le istituzioni così come abbiamo fatto con Cesame e Myrmex (fatte salve le peculiarità delle due diverse situazioni nei confronti di Animal Health). Anche in questo caso bisognerà trovare soluzioni che tutelino l’occupazione e che garantiscano nuove prospettive di sviluppo del nostro territorio.
Per tutti questi motivi, e non solo per questi, la FILCTEM CGIL, nella vertenza sugli 84 esuberi dichiarati dall’azienda, continua a sostenere il mantenimento del saldo occupazionale: nessun lavoratore dovrà essere espulso in modo coatto dal ciclo produttivo. Noi in qualità di portatori di interessi nei confronti dei lavoratori ribadiamo che la nostra posizione è questa e che continueremo a discutere di tutte le ipotesi possibili fatti salvi due paletti: la volontarietà e l’applicazione di eventuali demansionamenti senza riduzione del livello contrattuale acquisito. Senza questi elementi non firmeremo alcun accordo. Poi l’Azienda si dovrà assumere la responsabilità del mancato accordo e di tutte le conseguenze sociali e sindacali che ciò implicherà.
Ma su questo attendiamo una risposta aziendale alla piattaforma negoziale sindacale.
Consentiteci, infine, di fare una considerazione: finalmente, ieri, oltre alle solite dichiarazioni di “rammarico” e di dispiacere per una scelta “necessaria” (ovviamente i licenziamenti), si sono “sentite” le voci di lavoratrici e lavoratori che con dignità, hanno chiesto all’azienda: “ma davvero il mio stipendio può salvare le sorti dello stabilimento?”. Noi che abbiamo l’obbligo di fare sintesi di ampio respiro, traduciamo quelle richieste nel modo seguente: ma possiamo continuare ad essere sempre e solo i lavoratori a fare sacrifici? Ed a cosa servono i milioni di euro di investimenti se anziché favorire l’occupazione la riducono?
E poi per cosa fare sacrifici? Per un futuro occupazionale per nulla garantito? Scusate, ma abbiamo il diritto ed il dovere di essere indignati.
1 commento:
una grande realta'come questa azienda non puo'morire,sarebbe una grave perdita per il nostro territorio.speriamo bene!!!!!!!
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