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giovedì 22 dicembre 2011

Articolo 18, Bersani: "Roba da matti toccarlo"

ROMA - Pierluigi Bersani si schiera a netta difesa dell'articolo 18 e lo fa con una delle battute colorite che lo hanno reso un personaggio. E' "roba da matti" toccarlo, dice il segretario del Pd, quando il problema è entrare nel mondo del lavoro, non uscirne. Il governo, aggiunge, "lo capirà, lo dovrà capire, altrimenti...". Allarme, quello del leader democratico, che secondo il ministro del Welfare Elsa Fornero è però fuori luogo. "Non ho in mente ora nulla in particolare che riguardi l'articolo 18", spiega a Porta a Porta. E sull'intervista di qualche giorno fa che ha scatenato le durissime reazioni 1 prima dei sindacati e poi dello stesso Bersani, la Fornero dice: "Sono stata ingenua", ma i "giornalisti sono bravissimi a tendere delle trappole". 'Vogliamo lasciar stare l'articolo 18? Sono pronta a dire che non lo conosco. C'è tanto da fare nel mercato del lavoro, l'articolo 18 arriva per ultimo", assicura ancora il ministro precisando che comunque quando sarà il momento intende parlare della questione con tutti, "con Bindi, Lupi e Bonanni. E persino con Camusso".

Anche per lo stesso Monti il tema è importante, ma non unico e certamente non centrale visto che deve inquadrarsi nel più ampio e complesso dibattito sulla riforma del mercato del lavoro. "Il tema esiste, ed è anche importante, ma non è certo l'unico argomento di una riforma che ha in sè tanti elementi", spiega chi ha avuto modo di parlarne con il presidente del Consiglio. Per il governo, in sostanza, la questione andrà affrontata, ma a tempo debito.

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Oltre che all'esecutivo, il monito di Bersani sembra rivolto però anche al suo partito visto che è anche dall'interno del Pd che continuano a levarsi voci a favore di un intervento sull'articolo 18. Oltre al solito Pietro Ichino, che anche oggi ha ribadito che "non si tratta di togliere diritti a chi un lavoro già ce l'ha, ma di garantire a chi è fuori dal mercato del lavoro, da qui in avanti, un diritto del lavoro capace di coniugare la massima flessibilità per le aziende, con il massimo possibile di sicurezza economica e professionale", a sostegno della riforma è intervenuto oggi pure Sergio Chiamparino. "E' ovvio che quando c'è un simbolo
politico di mezzo - dice - è sempre difficile avviare una trattativa. A questo punto è meglio concordare di lasciare l'articolo 18 fuori dal tavolo e discutere degli altri provvedimenti su crescita e lavoro. Alla fine ci si renderà conto che l'articolo 18 è meno rilevante di quello che appare". "Però il sindacato - prosegue - non può far finta di vedere chi è senza tutele. Dai lavoratori delle aziende sotto i 15 dipendenti, a chi perde il lavoro in età avanzata, ai precari".

Le parole del segretario democratico sono in sintonia invece con quelle dei sindacati, che dopo le scintille dei giorni scorsi con il ministro del Welfare Elsa Fornero 3, sono tornati oggi a far sentire la loro voce attraverso il leader della Cisl Raffaele Bonanni. "Mi trovo a disagio con situazioni reimportate dal bipolarismo distruttivo - afferma - La Cisl vuole un patto sociale e un cambio di passo, in modo che le questioni, da lavoro a fisco, siano dentro un equilibrio che mandi avanti la società in modo condiviso". "Questo - insiste - credo sia il compito di un governo tecnico, diversamente ripiombiamo nel bipolarismo distruttivo. Noi della Cisl abbiamo visto con molto favore la discontinuità di un governo tecnico per finirla con le polemiche del bipolarismo distruttivo e convergere tutti su soluzioni anche rigorose, ma ben ponderate, condivise ed eque".

Apprezzamenti per le parole di Bersani arrivano poi da Idv e Sel. "Finalmente si alza una voce chiara dal Pd: speriamo sia la linea definitiva. La modifica dell'articolo 18 creerebbe un inutile e dannoso conflitto tra lavoratori e impresa quando è invece necessario approntare misure condivise per la crescita", sostiene il responsabile Lavoro e welfare dell'Italia dei Valori, Maurizio Zipponi. Nichi Vendola sottolinea invece che "credo sia assolutamente fondamentale definire le soglie invalicabili dal punto di vista della civiltà democratica di questo Paese" e "l'idea che un governo tecnico possa squassare i pezzi pregiati delle conquiste che il movimento operaio ha realizzato nel corso di una storia lunga un secolo, è politicamente irricevibile. E quindi sono molto contento - conclude Vendola - che Bersani abbia posto i paletti ad una discussione, che al contrario di quello che pensa il ministro Fornero, ha bisogno di molti paletti, molti paletti".

Sull'argomento destinato a tenere banco nel dibattito politico dei prossimi giorni, dopo il capo dello Stato Giorgio Napolitano 4, interviene oggi anche il presidente del Senato Renato Schifani. "Voglio sperare - afferma - che sull'articolo 18, si possa intervenire con un ddl organico, garantendo, naturalmente, un canale privilegiato ma senza ricorrere alla decretazione d'urgenza, proprio per evitare uno scontro sociale che non vuole il Parlamento, né certamente vuole il governo". "Siamo pronti - assicura Schifani - ad assumerci le nostre responsabilità perché, mai come ora, il Paese ha bisogno di coesione politica e sociale". Quindi è necessario un rapporto organico, sereno, costruttivo e responsabile tra istituzioni, governo e parti sociali che devono dare una mano al Paese in questo momento" conclude il presidente del Senato.

La possibile modifica dell'articolo 18 non sarebbe stata trattata invece nel corso del pranzo tra il presidente del Consiglio e Silvio Berlusconi 5. "Con Mario Monti non abbiamo parlato di articolo 18, ma dei provvedimenti che sarebbe utile assumere per rilancare l'economia e tra questi c'è in assoluto il tema del lavoro, poi vedremo nei particolari ma il tema del lavoro è un capitolo importante su cui questo governo dovrà esercitarsi", ha spiegato l'ex premier al termine di un incontro con gli eurodeputati del Pdl.
La repubblica

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