TERRA NEWS - Secondo uno studio del dipartimento Industria della Cgil, sono 187 i tavoli di crisi che il ministero dello Sviluppo economico dovrà affrontare dopo la pausa estiva. Coinvolti tutti i settori.
La crisi non va in vacanza. Dalla chimica alle nuove tecnologie, dai mobilifici alla farmaceutica, dalla ceramica alla navalmeccanica, sono tanti i settori a rischio tracollo in Italia e coinvolgono circa 225mila lavoratori. Tanto che tra vecchie e nuove vertenze sono ben 187 i tavoli aperti presso il ministero dello Sviluppo economico (Mise). Questi i numeri che emergono da una mappatura sulle vertenze aziendali, prodotta dal dipartimento Industria della Cgil su dati del Mise in vista della pausa estiva. Secondo quanto ha calcolato alla Cgil, alla luce dell’andamento dei tavoli ci sarebbero 54 vertenze indirizzate al momento verso una «soluzione individuata» ma ne rimarrebbero ancora 133 da dirimere urgentemente. Di conseguenza almeno 57mila dei 223.608 lavoratori interessati sono a serio rischio.
In totale, i lavoratori in casa integrazione sono circa 500mila, di questi 380mila sono in straordinaria o in deroga, mentre il numero di aziende che fanno ricorso alla cassa è in aumento. Tra i tanti casi spicca quello di due interi settori in crisi su tutto il territorio nazionale, vale a dire i call center e le installazioni telefoniche. Qui è in gioco il futuro di 24 mila lavoratori, tra i complessivi 75 mila del primo e i 14 mila del secondo settore. Non di meno preoccupa quello della ceramica che nel solo distretto di Civita Castellana nel Lazio conta oltre 3.000 operai in cassa integrazione. Di questi circa 700 sono in capo alla Ideal Standard. E colpisce la vicenda del centro di ricerca della Pfizer di Catania, attivo nel campo della farmaceutica.
È questo un settore storicamente tra i più floridi al mondo ma il sito del capoluogo etneo dell’azienda è in stato di agitazione per protestare contro l’apertura della procedura di mobilità per 151 lavoratori dello stabilimento. Tra le situazioni prese in esame Cgil ne individua 20 estremamente difficili che si trascinano da molti mesi e potrebbero deflagrare definitivamente dopo l’estate. Tra queste Agile-Eutelia (1.900 lavoratori coinvolti), Vynils (450), Fiat (con i 2.300 di Termini Imerese e i 700 dello stabilimento Irisbus di Grottaminarda venduto), a cui si sono da poco aggiunti nuovi “focolai” come Alenia (quasi 12mila lavoratori), Fincantieri (2mila in cig), Antonio Merloni (2.350), Phonemedia (5.200) e ThyssenKrupp (circa 3mila).
«Le situazioni di crisi sono ormai troppe e continuano ad aumentare senza che ci siano concrete soluzioni positive» commenta il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, nel sottolineare come i casi riguardino «l’intero Paese e tutti i settori produttivi». Secondo il sindacalista, inoltre, «per interi settori portanti della nostra economica non si intravedono soluzioni e al rientro dalla pausa estiva si corre il rischio che esplodano le tensioni sociali accumulate».
Il Belpaese delle vertenze. A rischio 225mila posti IL CASO. Secondo uno studio del dipartimento Industria della Cgil, sono 187 i tavoli di crisi che il ministero dello Sviluppo economico dovrà affrontare dopo la pausa estiva. Coinvolti tutti i settori.
La crisi non va in vacanza. Dalla chimica alle nuove tecnologie, dai mobilifici alla farmaceutica, dalla ceramica alla navalmeccanica, sono tanti i settori a rischio tracollo in Italia e coinvolgono circa 225mila lavoratori. Tanto che tra vecchie e nuove vertenze sono ben 187 i tavoli aperti presso il ministero dello Sviluppo economico (Mise). Questi i numeri che emergono da una mappatura sulle vertenze aziendali, prodotta dal dipartimento Industria della Cgil su dati del Mise in vista della pausa estiva. Secondo quanto ha calcolato alla Cgil, alla luce dell’andamento dei tavoli ci sarebbero 54 vertenze indirizzate al momento verso una «soluzione individuata» ma ne rimarrebbero ancora 133 da dirimere urgentemente. Di conseguenza almeno 57mila dei 223.608 lavoratori interessati sono a serio rischio.
In totale, i lavoratori in casa integrazione sono circa 500mila, di questi 380mila sono in straordinaria o in deroga, mentre il numero di aziende che fanno ricorso alla cassa è in aumento. Tra i tanti casi spicca quello di due interi settori in crisi su tutto il territorio nazionale, vale a dire i call center e le installazioni telefoniche. Qui è in gioco il futuro di 24 mila lavoratori, tra i complessivi 75 mila del primo e i 14 mila del secondo settore. Non di meno preoccupa quello della ceramica che nel solo distretto di Civita Castellana nel Lazio conta oltre 3.000 operai in cassa integrazione. Di questi circa 700 sono in capo alla Ideal Standard. E colpisce la vicenda del centro di ricerca della Pfizer di Catania, attivo nel campo della farmaceutica.
È questo un settore storicamente tra i più floridi al mondo ma il sito del capoluogo etneo dell’azienda è in stato di agitazione per protestare contro l’apertura della procedura di mobilità per 151 lavoratori dello stabilimento. Tra le situazioni prese in esame Cgil ne individua 20 estremamente difficili che si trascinano da molti mesi e potrebbero deflagrare definitivamente dopo l’estate. Tra queste Agile-Eutelia (1.900 lavoratori coinvolti), Vynils (450), Fiat (con i 2.300 di Termini Imerese e i 700 dello stabilimento Irisbus di Grottaminarda venduto), a cui si sono da poco aggiunti nuovi “focolai” come Alenia (quasi 12mila lavoratori), Fincantieri (2mila in cig), Antonio Merloni (2.350), Phonemedia (5.200) e ThyssenKrupp (circa 3mila).
«Le situazioni di crisi sono ormai troppe e continuano ad aumentare senza che ci siano concrete soluzioni positive» commenta il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, nel sottolineare come i casi riguardino «l’intero Paese e tutti i settori produttivi». Secondo il sindacalista, inoltre, «per interi settori portanti della nostra economica non si intravedono soluzioni e al rientro dalla pausa estiva si corre il rischio che esplodano le tensioni sociali accumulate».
Il Belpaese delle vertenze. A rischio 225mila posti IL CASO. Secondo uno studio del dipartimento Industria della Cgil, sono 187 i tavoli di crisi che il ministero dello Sviluppo economico dovrà affrontare dopo la pausa estiva. Coinvolti tutti i settori.
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