Ascoli Piceno, 11 febbraio 2011 - E’ UNA GIORNATA importante quella di oggi. Tanto importante che il lavoro verrà fermato. Questo ha deciso la direzione ascolana della Pfizer, il motivo di tutto questo si cela dietro una formula ambigua che lascia aperta ogni interpretazione: ‘Comunicazioni’. "Potrebbero essere tutte cose di carattere tecnico — ha detto Marsilio Antonucci della Cisl —, però l’aria che si respira non è affatto buona.
Io spero sempre che vada tutto bene, però questa volta la situazione mi sembra un po’ ‘ballerina’". Insomma, quello che accadrà oggi rimane un mistero. La cosa certa è che queste comunicazioni arrivano pochi giorni dopo un incontro che tutti i grandi capi della Pfizer hanno fatto in quel di Norcia. Facile ipotizzare che, quando si è parlato di Ascoli, l’accento sia caduto sulle due grandi questioni aperte: gli otto reintegrati e i precari. Per i primi, oltre ai tanti attestati di solidarietà ricevuti negli ultimi mesi, c’è ben poco da fare fino a settembre, quando la Corte d’appello di Ancona si pronuncerà sul loro caso.
Per quello che, invece, riguarda gli ex contrattisti a tempo determinato, le cose per la Pfizer si sono messe male già da qualche tempo. Tra le decine di ricorsi andati in scena davanti al giudice del lavoro di Ascoli, soltanto in un paio di occasioni è stata l’azienda ad avere la meglio, con i precari che sono stati riassunti. Non rimane che aspettare quello che oggi la direzione comunicherà al personale. La cosa preoccupante risiede semplicemente nell’insofferenza che la multinazionale ha più volte dimostrato di avere nei confronti di sindacati e sindacalisti.
E’ evidente, ormai, che i piani di rilancio di tutte le grandi industrie, non solo quelle ascolane, passa per una serie di proposte volte, sostanzialemente, a proporre investimenti in cambio di diritti. Il fatto che nelle ultime settimane la Pfizer abbia chiuso il suo centro di ricerca in Gran Bretagna (luogo in cui, tra l’altro, fu creato il Viagra) e il centro di tossicologia di Catania, lascia supporre che nella giornata di oggi la direzione illustrerà i suoi progetti di ristrutturazione della sede di Ascoli. "Il problema resta la competitività interna al gruppo", disse qualche tempo fa il presidente della Provincia, Piero Celani, dopo aver incontrato il direttore dello stabilimento, Giuseppe Allocca. Ed è proprio questo che inquieta di più gli operai, dopo che è saltata la sede di Catania, in Italia restano gli stabilimenti di Pisticci e di Ascoli, oltre che le sedi di Aprilia e Milano (n.d.r: queste affermazioni sono assolutamente errate in quanto Pisticci è stato dismesso, ma Catania, ancora no!!!).
Questo non può che porare con sé una discreta dose di inquietudine per gli operai: siamo sicuri che la sede ascolana resterà aperta ancora per molto? Oppure i piani del colosso del farmacoprevedono la tanto temuta delocalizzazione? "Io credo — ha concluso Antenucci — che si parlerà di piano industriale, finalmente. E’ tanto tempo che cerco di aprire un dialogo costruttivo con l’azienda, purtroppo con poca fortuna". Parole che non fanno ben sperare, qualora venisse presentato davvero il piano industriale, o si parlerà di riancio o di tramonto. Considerando la situazione stagnante dell’industria picena e i noti problemi a livello sindacale che hanno segnato questi ultimi mesi, ci potrebbe essere di che tremare.
Mario Di Vito
Io spero sempre che vada tutto bene, però questa volta la situazione mi sembra un po’ ‘ballerina’". Insomma, quello che accadrà oggi rimane un mistero. La cosa certa è che queste comunicazioni arrivano pochi giorni dopo un incontro che tutti i grandi capi della Pfizer hanno fatto in quel di Norcia. Facile ipotizzare che, quando si è parlato di Ascoli, l’accento sia caduto sulle due grandi questioni aperte: gli otto reintegrati e i precari. Per i primi, oltre ai tanti attestati di solidarietà ricevuti negli ultimi mesi, c’è ben poco da fare fino a settembre, quando la Corte d’appello di Ancona si pronuncerà sul loro caso.
Per quello che, invece, riguarda gli ex contrattisti a tempo determinato, le cose per la Pfizer si sono messe male già da qualche tempo. Tra le decine di ricorsi andati in scena davanti al giudice del lavoro di Ascoli, soltanto in un paio di occasioni è stata l’azienda ad avere la meglio, con i precari che sono stati riassunti. Non rimane che aspettare quello che oggi la direzione comunicherà al personale. La cosa preoccupante risiede semplicemente nell’insofferenza che la multinazionale ha più volte dimostrato di avere nei confronti di sindacati e sindacalisti.
E’ evidente, ormai, che i piani di rilancio di tutte le grandi industrie, non solo quelle ascolane, passa per una serie di proposte volte, sostanzialemente, a proporre investimenti in cambio di diritti. Il fatto che nelle ultime settimane la Pfizer abbia chiuso il suo centro di ricerca in Gran Bretagna (luogo in cui, tra l’altro, fu creato il Viagra) e il centro di tossicologia di Catania, lascia supporre che nella giornata di oggi la direzione illustrerà i suoi progetti di ristrutturazione della sede di Ascoli. "Il problema resta la competitività interna al gruppo", disse qualche tempo fa il presidente della Provincia, Piero Celani, dopo aver incontrato il direttore dello stabilimento, Giuseppe Allocca. Ed è proprio questo che inquieta di più gli operai, dopo che è saltata la sede di Catania, in Italia restano gli stabilimenti di Pisticci e di Ascoli, oltre che le sedi di Aprilia e Milano (n.d.r: queste affermazioni sono assolutamente errate in quanto Pisticci è stato dismesso, ma Catania, ancora no!!!).
Questo non può che porare con sé una discreta dose di inquietudine per gli operai: siamo sicuri che la sede ascolana resterà aperta ancora per molto? Oppure i piani del colosso del farmacoprevedono la tanto temuta delocalizzazione? "Io credo — ha concluso Antenucci — che si parlerà di piano industriale, finalmente. E’ tanto tempo che cerco di aprire un dialogo costruttivo con l’azienda, purtroppo con poca fortuna". Parole che non fanno ben sperare, qualora venisse presentato davvero il piano industriale, o si parlerà di riancio o di tramonto. Considerando la situazione stagnante dell’industria picena e i noti problemi a livello sindacale che hanno segnato questi ultimi mesi, ci potrebbe essere di che tremare.
Mario Di Vito
Il resto del Carlino
11 febbraio 2011
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