Non ricevevano stipendio da 8 mesi. E l'otto gennaio di 2008 - dopo aver trascorso il Natale più magro della loro vita - si riunirono in assemblea permanente in attesa che l'azienda desse loro qualche rassicurazione. Verso le 14 dello stesso giorno fu promessa loro una mensilità, troppo poco per far fronte agli impegni familiari; ma i dipendenti, sia pure con l'acqua alla gola e con la minaccia incombente di un licenziamento collettivo, accettarono. E sciolsero l'assemblea. Per questi fatti, per un'assemblea durata circa sei ore, cinque dipendenti dell'Acim (azienda di impianti per il trattamento, l'analisi e la depurazione delle acque), insieme al sindacalista Stefano Materia, attuale segretario generale della Fiom-Cgil di Catania (che all'epoca dei fatti era solo componente della segreteria), furono denunciati e mandati a giudizio. Il processo, cominciato in giugno, si è concluso venerdì scorso con una sentenza di condanna a 2 mesi di reclusione - con la sospensione condizionale - inflitta a tutti gli imputati dal giudice monocratico Consuelo Corrao, il quale, per l'occasione, ha rispolverato due vecchie norme del Codice Penale che non venivavo applicate dalla fine degli Anni Settanta, gli articoli 508 «Arbitraria invasione e occupazione di aziende industriali» e il 512 che riguarda la pena accessoria. E applicando quest'ultimo articolo il giudice ha interdetto i sei imputati da qualsiasi carica sindacale per cinque anni; una «punizione» paradossale per un sindacalista di razza cone Materia che ha semplicemente difeso i diritti dei lavoratori in sciopero. Contro la condanna, gli avvocati difensori (Santa Monteforte, Perfrancesco Iannello e Fabio Tita) si riservano di fare ricorso in appello, attendendo ovviamente che prima il giudice depositi le motivazioni in cancelleria, il che dovrebbe avvenire entro 30 giorni. Durante il processo la difesa aveva chiesto l'assoluzione per tutti per non aver commesso il fatto.Per il segretario provinciale Fiom, Materia, che comunque ha fiducia nel decorso della Giustizia, una sentenza come questa colpisce per due volte un gruppo di lavoratori già fortemente penalizzati dalla perdita del posto di lavoro. Diffusa la notizia, è arrivato anche il commento congiunto del segretario regionale Fiom-Cgil e del segretario provinciale Cgil Angelo Villari. «Le segreterie della Camera del Lavoro di Catania e Fiom-Cgil siciliana, - affermano - di fronte alla sentenza del Tribunale nei confronti di un dirigente sindacale e di alcuni lavoratori in sciopero, imputati e condannati per presunti gravi reati contro l'economia pubblica, esprimono il loro stupore per un provvedimento che, utilizzando dopo decenni di disapplicazione una norma del vecchio Codice Rocco, limita così il diritto di sciopero. La Cgil e la Cisl, pur fiduciosi nell'operato della Magistratura, esprimono preoccupazione per la limitazione delle libertà sindacali e per la condanna di lavoratori che difendono pacificamente solo il loro diritto al salario. Ancor più inquientante è l'irrogazione della pena all'interdizione dalle cariche sindacali, che cancella sia le libertà individuali che quelle collettive. Ai lavoratori e al dirigente sindacale condannati Cgil e Fiom esprimono il loro pieno sostegno».
Giovanna Quasimodo
La Sicilia 12/10/2010
Giovanna Quasimodo
La Sicilia 12/10/2010
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