Comunicato stampa
“É inaccettabile! Questo è l'unico commento possibile rispetto alla decisione, comunicata oggi ai dipendenti dal vertice della multinazionale inglese “Glaxo Smith Kline” (GSK) di chiudere il centro di Ricerca di Verona insieme ad altri sei centri a livello mondiale”, commentano indignate le segreterie nazionali dei sindacati Filcem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil non appena appresa la notizia.
“É inaccettabile - prosegue il commento dei sindacati - perchè con questa scelta GSK chiude uno dei più importanti Centri di Ricerca sulle Neuroscienze che occupa circa 700 ricercatori disperdendo un patrimonio inestimabile di eccellenza scientifica e di professionalità elevatissime”.
“Già negli ultimi due anni – aggiungono Filcem, Femca, Uilcem - con enormi sacrifici da parte delle persone e a fronte di importanti impegni di sviluppo da parte di GSK abbiamo concordato ben due progetti di riorganizzazione che hanno visto uscire più di duecento lavoratori anche dalle attività di ricerca”.
La “Glaxo”, presente in Italia dal 1932, ha ricevuto moltissimo dal “sistema Paese”: solo nel 2009, per citare gli ultimi fatti, ha ottenuto 24 milioni di euro per finanziare propri progetti di ricerca e – proprio oggi - “ci risulta che la casa farmaceutica più grande di Europa ha annunciato che gli utili sono aumentati del 66%, portandosi a 1.63 miliardi di sterline (2,6% miliardi di dollari)”.
É evidente che ci troviamo di fronte – fanno rilevare i sindacati - ad un enorme problema politico che, se non affrontato, rischia di essere devastante per il nostro Paese. Da tempo come sindacato unitario sollecitiamo interventi da parte del Governo sul tema della Ricerca in Italia: siamo agli ultimi posti per investimenti rispetto agli altri paesi europei e lontanissimi dagli obiettivi dettati dall'agenda di Lisbona.
La decisione di GSK in un settore ad alto valore aggiunto come quello farmaceutico, destinato a morire senza attività di ricerca, prefigura la scomparsa di un pezzo di tessuto industriale che noi consideriamo strategico ( lo Stato evidentemente no!) e che ci porterebbe ad una deriva caratterizzata da logiche di natura esclusivamente commerciali.
Il Paese ha perso autorevolezza, noi lo denunciamo da tempo, ma il Governo non risponde. Sul settore farmaceutico in particolare chiediamo, ormai da anni, una discussione di “politica industriale” e invece siamo stati costretti ogni volta a ragionarne solo per le conseguenze occupazionali derivanti da politiche di “rispetto” dei bilanci e di tagli alla spesa sanitaria e farmaceutica; come se questo settore non avesse il bisogno di confrontarsi con le logiche di competizione industriale.
I nodi, prima o poi, vengono al pettine: “quando capirà lo Stato e il Governo che il problema non è più solo quello di pianificare le strategie per attrarre nuovi investimenti ma in ballo c'è, in primis, la difesa del territorio e dei suoi insediamenti industriali?”.
Filcem, Femca e Uilcem metteranno in campo ogni azione possibile per far recedere GSK da questa scelta e in tal senso sollecitano Farmindustria e il Governo ad assumere immediatamente una posizione fortemente critica nei confronti dell'azienda.
“Con la decisione infine – concludono i sindacati - di comunicare direttamente ai dipendenti le proprie scelte , senza coinvolgerci preventivamente , GSK si è assunta la grave responsabilità di stracciare tutti gli impegni presi in precedenza, minando pericolosamente un sistema di relazioni industriali costruito sul rispetto reciproco e macchiandosi di un comportamento indegno per una azienda di questo settore: non si ha un comportamento “etico” solo perchè si producono farmaci ma anche quando si è attenti al ruolo e alla responsabilità sociale nei Paesi e nei luoghi dove si è insediati”.
Roma, 4 febbraio 2010
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